da Milano
Spunta anche una fittissima corrispondenza del comandante generale Roberto Speciale nelle carte che la magistratura sta passando al vaglio per capire l'eventuale rilevanza penale delle pressioni del vice ministro Vincenzo Visco. È stato lo stesso alto ufficiale a consegnare alle toghe milanesi la dozzina di lettere inviate e ricevute sulla vicenda tra il 14 luglio e il 1 agosto. Esse testimoniano giorno dopo giorno il braccio di ferro con l'autorità politica. E quindi anche quella del 14 luglio, indirizzata da Speciale a Visco con il formale annuncio del via libera ai trasferimenti, lettera che si chiude con il militare «sempre ai suoi ordini». Nella missiva, il numero uno delle Fiamme Gialle sembra intenzionato a prendere tempo, per aver modo di avvertire la Procura di Milano. Cosa che puntualmente si verifica. Dopo aver mandato la lettera a Visco, Speciale alle 15 dello stesso giorno telefona al procuratore capo di Milano Manlio Minale. «L'autorità politica mi ha dato precise indicazioni nominative- metterà poi a verbale lo stesso Speciale - sugli ufficiali che dovevano con immediatezza essere avvicendati a Milano». Insomma, da una parte indica a Visco i possibili successori degli ufficiali invisi al vice ministro, per evitare una rottura traumatica o la crisi nei rapporti. Dall'altra sollecita un intervento dei magistrati. Minale è allibito. Annuncia una lettera per avere delucidazioni scritte. Il caso diventa ufficiale. E' il pomeriggio del 14 luglio.
Nelle stesse ore, Visco intuisce che la lettera con quel «sempre ai suoi ordini», aldilà delle apparenze, offre letture plurime. Il vice ministro non si fida visto che, come riferisce Speciale, continuerà a sollecitare i trasferimenti, attraverso interventi sia del capo della sua segreteria particolare, Giovanni Sernicola, sia del suo vice gabinetto, Flavio Zanini.
Il comandante nicchia. Aspetta forse le mosse di Minale. E risponde evasivo, accampa scuse. Prima dice che è fuori Roma, a Bari per una manifestazione. Poi risponde di dover prima colloquiare con tutto lo Stato Maggiore per valutare i trasferimenti stessi. Visco è sempre più nervoso e dalle 17.57 sollecita anche in prima persona per far «eseguire immediatamente quei trasferimenti». Alle 20.06 interviene il comandante in Seconda Italo Pappa che stempera e concorda con il generale Speciale una soluzione transitoria: il numero uno dispone l'avviso dell'avvio della procedura. Che è un'altra mossa per conquistare tempo.
L'indomani arriva, attesa, la lettera di Minale. Diciotto righe che sbloccano la situazione. Il procuratore capo, magistrato di poche e misurate parole è in allarme, è inflessibile: «Apprendo del programmato immediato contestuale trasferimento - inizia la lettera- ad altro incarico del comandante della Regione e dei responsabili del Nucleo Regionale e Provinciale della Polizia Tributaria. Trattandosi di provvedimento che interesserebbe contestualmente i vertici della Gdf nella Regione Lombardia con particolare riguardo ai Reparti che da anni hanno collaborato e collaborano positivamente con questa Procura, come per altro già segnalato con mia nota in data 1 giugno 2006, vorrà, signor Generale, valutare l'opportunità di rendere edotta questa Procura in ordine alle motivazioni poste a base degli emanandi provvedimenti anche al fine di pormi nella condizione di rappresentare ai colleghi con la dovuta trasparenza una decisione che potrebbe altrimenti essere valutata come punitiva per gli stessi interessati.
Grazie proprio a questa missiva l'assedio patito da Speciale si allentò. E il 31 luglio il comandante potè comunicare a Visco che quei trasferimenti mai si sarebbero fatti.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it
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