La dolce vita (di ieri e di oggi)

Se, per incanto, si materializzasse oggi, Ennio Flaiano si guarderebbe intorno e accennerebbe un leggero sorriso quasi a dire: «Ve l’avevo detto». E in effetti i suoi aforismi (molti dei quali fanno parte integrante della tradizione orale della «dolce vita») sono ancor oggi di un’attualità sconcertante. Si va dal celeberrimo «La situazione è grave ma non è seria» al puntuto «L’Italia è il Paese dove sono accampati gli italiani». La nuova edizione di «Letterature» riparte proprio dall’attualità di Flaiano, provando a ribaltare il celebre titolo del film di Fellini: «La vita dolce. Il ritmo del pensiero». E ritrova la cornice suggestiva e altera della Basilica di Massenzio.
Questa sera il primo appuntamento vede impegnati Raffaele La Capria e Filippo Timi. Il primo proporrà proprio una ghiotta testimonianza dell’età d’oro della Hollywood sul Tevere. «Quando potevi tranquillamente incontrare al bar Antonioni, Fellini e Mastroianni e chiacchierare liberamente con loro». Il secondo proverà a difendere la seduzione del suo tempo. Due racconti inediti, insomma, l’uno contro l’altro armati. Se provate a chiedere a La Capria, autore e saggista napoletano da poco entrato nel gotha letterario grazie alla pubblicazione nei Meridiani Mondadori dei suoi testi migliori, cos’è la Dolce Vita vi risponde serafico: «Un bel ricordo». Non pensate a una posa. Lo scrittore (classe 1922) è capace di argomentare la sua nostalgia con prove inconfutabili. «Era un’epoca diversa. Un’epoca dove ancora era possibile conversare. E la conversazione si fondava sul principio della diversità. Ci si trovava tutti nelle vecchie osterie del centro, come Otello a via della Croce, e si parlava di tutto». Era un modo allegro e per niente presuntuoso di fare cultura. «Ecco la differenza tra noi e voi - conclude La Capria -. Oggi la cultura è una medicina amara. Allora, invece, era un modo giocoso (e talvolta litigioso) di stare insieme». A corredo del suo racconto autobiografico, Raffaele La Capria si proporrà anche in veste di cantante. Per restituire il colore dell’epoca cosa c’è di meglio che una canzoncina scritta da Mario Soldati proprio sulla Città Eterna? «La cantava Laura Betti nelle cantine romane - ricorda l’autore di Ferito a morte -. Era un motivetto jazz con testo inglese il cui ritornello recitava così: I hate barocco, I hate scirocco, I hate Rome». E Filippo Timi? Ovviamente difende le ragioni del suo tempo. «La dolce vita? C’è anche adesso. Magari sono cambiate le droghe, forse i colori sono più acidi, ma la vita può essere dolce anche oggi. Soprattutto in una città come questa che sa accogliere i “mostri” provinciali come me».
Per la prima serata di «Letterature», ideato e organizzato come sempre da Maria Ida Gaeta con il supporto di Zètema, è stata arruolata anche Lucrezia Lante della Rovere che leggerà una versione ridotta di Un marziano a Roma di Flaiano. E proprio un contributo video con un collage di immagini tratte da documentari e film sceneggiati dall’autore di Tempo di uccidere aprirà la serata (l’accompagnamento musicale è del pianista Rocco De Rosa). Ad esso seguirà, poi, una video-intervista a Gillo Dorfles.

Il decano dei critici d’arte risponderà a una decina di domande, che prendono spunto da alcuni dei più quotati aforismi dello stesso Flaiano.
Inizio spettacolo ore 21. Clivo di Venere (via dei Fori Imperiali). Ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Info: 060608.

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