Il dolore di Silvio per «zio Romi» Se ne va l’amico di una vita

MilanoLa fotografia strappata. La fotografia scattata al liceo classico dei Salesiani, in via Copernico a Milano nel 1950. La foto di classe in cui si riconoscono Silvio Berlusconi e tre futuri senatori del Pdl: Luigi Scotti, Guido Possa e Romano Comincioli. Comicioli, lo zio Romi per i figli del Cavaliere, è morto nella notte fra lunedì e martedì al San Raffaele e Berlusconi si è precipitato a Milano per rendere omaggio alla salma dell’amico. Per il presidente del Consiglio è stato un colpo durissimo. Esattamente come era successo a fine 2008 quando era mancato improvvisamente Scotti. Se ne va un pezzo di quella foto che rimanda inevitabilmente alla giovinezza, ai primi amori e alla nascita del sogno berlusconiano. Un sogno che Comicioli aveva condiviso per tutta la vita. Tappa dopo tappa, fra gli affari e la politica.
Alla fine degli anni Sessanta Romano segue Silvio nell’avventura di Milano 2 e diventa direttore commerciale dell’Edilnord. Poi si mette in proprio come imprenditore e trasferisce i suoi interessi in Sardegna: opera nella cantieristica e nell’ittica. Business promettenti, ma dopo qualche tempo le cose smettono di andare per il verso giusto. E Comincioli non resiste al fascino del ritorno a «casa», in Publitalia, la macchina pubblicitaria del Cavaliere guidata da Marcello Dell’Utri. «Venne a lavorare con me - ricorda Del’Utri - guidava una divisione con clienti importanti, era uno dei miei consulenti migliori». Dagli spot alla discesa in campo nel ’93: Comincioli si butta in politica. Diventa il proconsole di Berlusconi in Sardegna e gestisce alcune operazioni immobiliari per l’amico. Nel 2001 entra al Senato dove ritrova Possa, il genio del gruppo dai Salesiani, e Scotti. «Berlusconi - aggiunge Dell’Utri provando a esorcizzare dolore e nostalgia - ha fatto più miracoli di padre Pio: fra gli altri ha portato tre compagni di banco al Senato».
Si sa che molti di quei ragazzi e anche alcuni professori hanno mantenuto un legame vivissimo per tutta la vita e si ritrovavano, come nei film di Pupi Avati, almeno una volta l’anno per scorpacciate condite da scherzi e spesso precedute da una messa. Certo, l’amicizia fra il premier e l’imprenditore non si è mai allentata. Nemmeno quando Comincioli, come molti compagni di viaggio del Cavaliere, ha avuto le sue disavventure giudiziarie. La latitanza e poi gli arresti domiciliari per la bancarotta Egs. Gli occhi puntati della magistratura per le sue frequentazioni con un personaggio al centro di mille trame come Flavio Carboni. Il coinvolgimento fino a essere intercettato nell’inchiesta dei «furbetti del quartierino». Per il gip Clementina Forleo, Comincioli, e con lui una pattuglia di onorevoli fra cui Massimo D’Alema e Piero Fassino, erano «complici consapevoli» degli inquisiti che volevano scalare Antonveneta e Bnl. Ma le telefonate non furono mai utilizzate e l’inchiesta svanì.


Comincioli ha trascorso gli ultimi dieci anni al Senato ed è stato il presidente di Palazzo Madama Renato Schifani ad annunciare la sua morte. Oggi a Milano i funerali. A Sant’Ambrogio ci saranno anche i compagni di quella foto: Guido Possa e Silvio Berlusconi.

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