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Draghi: banche e credito sono ancora fragili

Il governatore di Bankitalia alla riunione del Financial stability board: "I grandi gruppi tornano ad assumere rischi significativi. La situazione è migliorata, ma non come credono i mercati". Studio: il problema di come gestire le istituzioni "troppo grandi per fallire"

Draghi: banche e credito sono ancora fragili

Un severo avvertimento alle banche arriva dal presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi: «Dopo la crisi finanziaria degli ultimi due anni alcuni banchieri stanno di nuovo assumendo posizioni di rischio, ed è necessario che le loro retribuzioni vengano adeguate ai rischi presi». Tanto più che la situazione del sistema finanziario globale potrebbe non essere così buona come i mercati sembrano dare per scontato. «È positivo che le banche abbiano aumentato il proprio capitale e la loro redditività - ha detto il governatore della Banca d’Italia subito dopo la riunione dell’organismo che sta contribuendo a riscrivere le regole della finanza mondiale -. C’è liquidità e le condizioni di finanziamento sono migliorate».
Ma ci sono, avverte Draghi, elementi di debolezza: «Gran parte del miglioramento si deve molto alle misure di stimolo monetario e fiscale», e «le necessità di rifinanziamento delle banche e delle imprese nei prossimi due o tre anni sono davvero notevoli».
Quindi, anche se «la situazione generale dei mercati finanziari è molto migliore di quanto potessimo aspettarci un anno fa», sostiene il presidente del Fse, «c’è ancora sostanziale fragilità del sistema».
Ecco perché i Paesi del Financial Stability Board stanno procedendo a modificare le regole sulla vigilanza sulle retribuzioni nel settore bancario, in modo che risultino maggiormente allineate al contesto di prese di rischio: bisogna puntare a pratiche «giudiziose» sulle retribuzioni. E come richiesto dai leader del G20, entro il marzo del 2010 si punta a completare questo monitoraggio e a pubblicarne i risultati con un rapporto.
I temi della riunione di ieri sono stati poi ulteriormente approfonditi in una nota ufficiale dello stesso Fse, da tempo in prima linea nell’analisi delle criticità finanziarie che hanno creato le premesse per la crisi e innescato di conseguenza la recessione mondiale. Al termine della sessione plenaria, l’organismo presieduto da Draghi ha dato quindi tutto il suo appoggio alle proposte del Comitato di Basilea, che a dicembre ha ribadito l’impegno a riformare il sistema bancario rafforzando la capitalizzazione delle banche e riducendo i rischi. La forza della ripresa economica globale è ancora «molto differenziata fra i vari mercati e le varie istituzioni» e serve, appunto, una risposta «mirata». Per il Fsb è importante che liquidità e capitale di rischio «siano diretti verso il sostegno creditizio ai settori che contribuiranno a un’economia reale più forte, incluse le piccole e medie imprese».
Al vertice del G20 del giugno 2010, inoltre, il Fsb presenterà una valutazione preliminare sulle possibili misure di intervento per affrontare il problema delle istituzioni finanziarie cosiddette «too big to fail», quelle cioè il cui fallimento rischierebbe di rivelarsi ben più costoso per un sistema economico rispetto a un salvataggio pubblico. Ma allo stesso tempo questo solleva dei problemi di «azzardo morale» sulle conseguenze che derivano dall’utilizzare queste categorie nella gestione di un’istituzione finanziaria.
I progetti elaborati finora riguardano tre aree principali.

La prima è ridurre le probabilità di fallimento delle istituzioni con rilevanza sistemica; la seconda è migliorare le capacità di gestire in maniera ordinata il fallimento di una grande istituzione; terzo punto, rafforzare delle infrastrutture chiave dei mercati.

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