Politica

Draghi: «L’economia è forte, sono fiducioso»

Tremonti sulla tenuta dei conti: «Alla fine del 2006 raggiungibile il deficit al 3,8%»

Gian Battista Bozzo

nostro inviato a Washington

«L’economia italiana sta rimbalzando da un quarto trimestre 2005 molto piatto verso l’1,2% di crescita previsto dal Fondo monetario e dalla Banca d’Italia: la ripresa è forte, e sono fiducioso». Mario Draghi, al suo esordio da governatore agli incontri primaverili del Fmi, lancia dalla capitale americana un messaggio positivo sull’economia reale, mentre Giulio Tremonti rassicura sulla tenuta dei conti pubblici: il deficit del 3,8% a fine 2006 è «assolutamente raggiungibile, anche perché - spiega il ministro - la Finanziaria contiene meccanismi di controllo della spesa pubblica che saranno attivati in corso d’anno».
Molto netti, ministro e governatore, anche sulle voci di uscita del nostro Paese dall’euro. «Non condivido simili drammatizzazioni», dice Tremonti. «Ho letto l’articolo del Financial Times e devo dire che proprio non ne ho capito la logica. La mia posizione è che l’Italia rimane nell’euro qualunque sia il governo», afferma Draghi.
Il punto di svolta sull’andamento dell’economia italiana è rappresentato dal primo trimestre di quest’anno. In febbraio, spiega il governatore, si è registrato un aumento dell’8% dell’indice del fatturato industriale: più 6% sul mercato interno e più 12% su quello estero. Così, le prime stime di una crescita dello 0,3-0,4% tra gennaio e marzo saranno quasi certamente riviste al rialzo, conferma il vicedirettore generale di Bankitalia, Pierluigi Ciocca. «Questo comportamento ciclico - aggiunge Draghi - può essere migliorato o no, a seconda dei rischi che potrebbero materializzarsi: uno di questi è rappresentato dal petrolio. Per l’Italia un aumento stabile del 10% dei prezzi del greggio significa uno 0,2% di crescita economica in meno». Altri rischi sono rappresentati da un possibile apprezzamento dell’euro sul dollaro e dall’incremento dei tassi d’interesse a lungo termine, fenomeni entrambi previsti dal Fondo monetario. Il rimbalzo dell’economia è comunque «un'occasione da cogliere» anche attraverso un aumento della produttività: «Le imprese facciano la loro parte, soddisfacendo la domanda, poi lasciamo che i governi agiscano con le misure», osserva il governatore.
Resta sullo sfondo di questo quadro migliorato, il rischio petrolio. Per contrastarlo, è possibile allora pensare a sterilizzare parte degli aumenti del carburante riducendo le accise, cioè le imposte che gravano pesantemente su benzina e gasolio? Tremonti appare favorevole: «Finora, in sede europea, avevamo escluso l’ipotesi, ma ora mi sembra giunto il momento di valutarla alla luce del fatto che l’aumento dei prezzi del greggio appare ormai strutturale; anche se la vera risposta, la vera soluzione - ribadisce - è il nucleare». Per Draghi, il problema va affrontato senza particolari patemi: «Dobbiamo fare come tutti gli altri Paesi, senza aspettarci catastrofi: la situazione è perfettamente gestibile». Il ministro dell’Economia parla anche di conti pubblici, confermando che è ragionevole pensare di raggiungere l’obiettivo di un rapporto deficit-pil al 3,8% fissato nell’ultima Relazione trimestrale di cassa. Rispetto al 4% indicato dal Fmi, avverte Tremonti, «c’è una differenza dello 0,2%, assolutamente modesta, soprattutto ricordando che nell’anno di ciclo elettorale 2001 (l’ultimo del governo di centrosinistra, ndr) lo scarto fu tra una stima dello 0,8% e un risultato certificato del 3,2%».
La legge finanziaria, continua il ministro uscente, contiene meccanismi correttivi su alcune voci fondamentali di spesa pubblica, che saranno attivati in corso d’anno. Le migliorate prospettive dell’economia italiana, su cui Tremonti rivendica un qualche merito all’esecutivo («non si può dire - spiega - che, quando le cose vanno male, è colpa del governo, e quando vanno bene è merito della Germania»), non postulano tuttavia un’impropria collaborazione tra maggioranza e opposizione nella politica economica.

«La maggioranza deve fare le sue proposte - rileva - e, se sono giuste, l’opposizione può aggiungersi, ma certo non sostituirsi alla maggioranza».

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