Politica

Tra Ds e Gavio un’autostrada di telefonate

Nelle carte spuntano anche i nomi di Lusetti e di un certo «Massimo di Roma»

Tra Ds e Gavio un’autostrada di telefonate

Stefano Zurlo

da Milano

Telefonate su telefonate. Puntualmente intercettate dai finanzieri. E sintetizzate nei brogliacci. Marcellino Gavio, l’imprenditore di Tortona, tesse la sua tela con con la nomenklatura dei Ds: Pierluigi Bersani e Filippo Penati. In gioco gli equilibri della Serravalle, società strategica che suscita grandi appetiti. È la fine di giugno 2004. Ombretta Colli ha appena perso la sfida per Palazzo Isimbardi e al suo posto sta per insediarsi la giunta di centrosinistra guidata da Filippo Penati. La Serravalle, lo scrigno che fa gola a molti, è al centro di manovre e intese non sempre alla luce del sole. Gavio, il principale socio privato della società, ha perso il suo storico partner, appunto la Colli, che detiene il 38,7 per cento del capitale. Ma l’imprenditore di Tortona non si scoraggia e cerca di consolidare una rete di rapporti e di buone entrature fra i massimi dirigenti dei Ds.
In quei giorni le microspie delle Fiamme Gialle ascoltano i telefoni di Gavio: «Le conversazioni - scrivono i militari del Nucleo provinciale di Milano - evidenziano come il gruppo Gavio si sia adoperato nell’ultimo periodo di indagini tecniche per sostenere la campagna elettorale della Presidente della Provincia uscente - Ombretta Colli - e contestualmente abbia cercato di instaurare legami con le forze politiche di opposizione in previsione di una possibile sconfitta elettorale della citata presidente. D’altro canto questi ultimi contatti sono diventati più rilevanti proprio successivamente alle votazioni, a seguito della vittoria del candidato della sinistra Filippo Penati».
Nei brogliacci, gli investigatori fotografano proprio lo sforzo di Gavio di accreditarsi a sinistra, il lavoro più o meno sottotraccia di lobbying, i contatti con personaggi del calibro di Pierluigi Bersani, eurodeputato dei Ds, testa pensante del partito ed ex ministro dei Trasporti e delle Attività produttive. Il trenta giugno, nel frenetico intrecciarsi di telefonate, Bersani chiama Gavio. E gli suggerisce di incontrare il neopresidente in modo riservato. Gavio discute la proposta con il suo braccio destro Bruno Binasco e gli dice, secondo la trascrizione del brogliaccio: «Bersani ha già parlato con lui (Penati)e gli ha detto che non decide niente». In sostanza, par di capire che la nuova strategia di Gavio trovi un interlocutore privilegiato in Bersani. È Bersani, secondo queste carte, a dare la linea. Penati esegue. E Penati - come ha raccontato Albertini al Giornale - chiamerà Gavio per la prima volta il 5 luglio, introducendo la conversazione con queste parole: «Mi ha dato il suo numero di telefono l’onorevole Bersani».
Naturalmente, prima di leggere, va premesso che i brogliacci devono essere maneggiati criticamente così come tutti gli strumenti, per forza di cose approssimativi e parziali, delle indagini penali. L’inchiesta è quella dei pm Alfredo Robledo e Stefano Civardi su Ombretta Colli e Marcellino Gavio che si concluderà, per gli indagati più importanti, con una sequenza di archiviazioni.
Ecco alcuni flash.
Il problema è Albertini
È il 28 giugno e Gavio chiama Binasco. Cosa si dicono i due? I finanzieri sintetizzano così: «Binasco dice che il problema non è Penati, perché con lui un accordo lo si trova, il vero problema è il sindaco Albertini, perché ha venduto la Colli, perché i voti che mancano sono quelli di Milano città, e finirà di vendere anche Forza Italia». Insomma, secondo Binasco, Albertini ha contribuito a far perdere la Colli, ora comunque bisogna guardare a sinistra: per questo ci vuole un break. «Gavio cerca di ipotizzare i nuovi accordi nella Serravalle Binasco lo stoppa dicendo che ora bisogna cercare di rinviare di una ventina di giorni, così poi avranno modo di lavorarci».
Lavaggio del cervello
Ventinove giugno. Gavio chiama Giuseppe Prati, assistente del presidente della Serravalle Giancarlo Elia Valori. E Gavio gli chiede dov’è il numero uno: «Prati risponde che Valori si trova al Principe di Savoia e che lui sta andando lì. Gavio dice che valori più tardi andrà anche dal sindaco, Prati ha detto a Valori che dovrebbe telefonare anche ad un certo Massimo a Roma, in modo che incontri anche l’altro oggi». Chi è Massimo? Non si sa. «Gavio dice che è importante. Gavio gli dice di fare il lavaggio del cervello a Valori affinché si ostacoli quel consigliere che rompe le scatole, Prati dice che ha già provveduto».
Appuntamento con Lusetti
Trenta giugno: «Al telefono c’è la coppia Gavio-Binasco. «Binasco - annotano i finanzieri - dice se si ricorda di Lusetti, Gavio risponde affermativamente, Binasco dice che è lui il suo uomo a Milano. Binasco gli dice di fissare un incontro per domani, poi gli spiegherà a voce». Il Lusetti in questione potrebbe essere Renzo, vicecapogruppo della Margherita alla Camera e membro della commissione Trasporti.
Un incontro riservato con Penati
Ancora, il trenta giugno. I finanzieri: «Bersani per Gavio». Di che parlano i due? «Bersani dice che ha parlato con Penati e questi gli ha chiesto una settimana, dieci giorni per fare mente locale, quindi Bersani dice a Gavio di cercarlo per incontrarsi in modo riservato, poi dice ancora “vedrà che si trova un modo, ora fermiamo tutto e fra una decina di giorni quando vi vedrete troverete un modo”. Gavio ringrazia».
Penati non decide nulla
La telefonata fra Bersani e Gavio è delle 14.07. Alle 14.21 Gavio chiama Binasco: «Gavio dice che lo ha chiamato Bersa (Bersani) che gli ha dato il via per incontrarsi fra una decina di giorni con lui (Penati) in un posto riservato. Binasco dice bene e che in questo momento si trova in macchina con Valori». Seguono altre chiamate, poi Gavio richiama Binasco: «Gavio dice che fra 8 o 10 giorni hanno l’appuntamento, Bersani ha già parlato con lui (Penati) e gli ha detto che non decide niente. Binasco dice va bene e Gavio lo esorta a cercare di portare la decisione fra 20 giorni». La decisione dovrebbe essere la nomina del nuovo presidente della Serravalle che slitterà a dicembre.
Segue - per usare sempre le parole di Albertini - «un incontro riservatissimo fra Penati e Gavio in una sede diversa da quella istituzionale». Finirà come sappiamo: con il blitz di mezza estate, Gavio vende a carissimo prezzo il 15 per cento del capitale alla Provincia. Penati paga un prezzo per azione elevatissimo: 8,83 euro. Gavio aveva sborsato per quel pacchetto di azioni solo 18 mesi prima 2,9 euro per azione. Risultato: Gavio incassa una plusvalenza di 176 milioni di euro.

E Albertini porta Penati davanti alla Corte dei conti.

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