Ds e Margherita col terrore di sparire

(...) l’inaspettata folla, il partito democratico è già qui. Mario Epifani non ha dubbi: «Vedrà, dalla nascita dell’Ulivo nel ’95 alle primarie di ottobre 2005 il percorso è tracciato». Alla fusione fra Ds e Margherita manca solo l’entusiasmo di Ds e Margherita, ecco, che si guardano in cagnesco l’un con l’altro e, quel che è peggio, al proprio interno.
Dicono i segretari che non è vero che frenano, «figurarsi, ci lavoriamo da anni». Epperò «la grande affluenza forse li ha spiazzati» sorride Luca Parodi della Margherita, il progetto unitario nel Dna. Così, Rosario Monteleone il segretario ligure della Margherita scandisce: «Qui oggi non nasce il partito democratico, ma un’associazione che vorrebbe arrivarci». Già. Mario Tullo il collega Ds dice che «ci abbiamo fatto pure un congresso su ’sta roba». ’Sta roba. E Claudio Gustavino il capogruppo in Regione della Margherita fa eco: «Siamo in cammino da parecchio su questa cosa». Questa cosa. È solo questione di tempi e i tempi dei partiti vanno rispettati, dicono, ci sono i congressi da fare, la Margherita delle istituzioni non ama la Margherita che già ha aderito all’«associazione per il partito democratico Liguria», il Correntone Ds va al boicottaggio e ieri è risultato non pervenuto Pittaluga Alfonso il segretario provinciale. Genova fa da laboratorio nazionale, si è detto ieri mentre a Roma Valter Veltroni spronava: «Il partito democratico deve nascere entro un anno e non oltre».
E così, a tirare orecchie e giacche ai partiti son scesi in campo i pezzi da novanta, quelli cui non la racconti perché le dinamiche le conoscono fin troppo bene. Lo slogan è: «Non attendere il momento favorevole: crealo». Il sindaco Giuseppe Pericu che l’associazione la presiede: «Noi temiamo che i partiti, pur proponendosi questo obiettivo, abbiano difficoltà a raggiungerlo perché ci sono vischiosità interne molto forti: se infatti si farà un partito democratico non esisterà più Ds né Margherita. Noi vogliamo fare pressione perché accelerino il processo, cercheremo tutti i modi per farlo». Ancora più diretto Stefano Zara, l’Ulivo fatto persona, che dopo aver sentito parlare l’attuale capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro urlò: «Santa subito!»: «I partiti a un certo punto devono avere il coraggio delle scelte, saper promuovere anche la discontinuità. Gli elettori ci hanno dato chiari segnali di volerlo, il partito democratico».
Faranno una «pressione intelligente» per stimolare il dibattito, anche perché il nuovo soggetto politico non potrà essere solo la sommatoria delle nomenklature dei vecchi: serve l’individuazione di «contenuti senza vincoli di tessere» e di «valori comuni a cominciare dai temi etici». E lì sarà «un bordello», si lascia sfuggire Gustavino, ma vabbè. Intanto a giugno ci saranno direttivi congiunti e incontri con i capigruppo di Camera e Senato dario Franceschini e Anna Finocchiaro.
Quando sarà nato il partito democratico morirà l’associazione, assicura Pericu a chi teme che questa sia una mossa per costituire una lista civica in vista delle comunali.

Intanto sono agganciati in una morsa fin troppo stretta: per dirla con Gustavino, questa «è una società mista, né solo civile né solo partitica». Ieri appena è iniziato il dibattito la bandiera dell’Ulivo è caduta dal tavolo dei relatori, ora trattasi di interpretare se sia un segnale positivo o negativo.

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