Duccio Garrone, il bimbo che dice che «il re è nudo»

Duccio Garrone, il bimbo che dice che «il re è nudo»

(...) una città eternamente prigioniera dei comitati. Ma avete notato che a Genova (e in tutta la Liguria, ma a Genova ancor di più), spuntano comitati come i funghi dopo una giornata di pioggia seguita da una di sole? Per ogni problema, ma soprattutto per ogni proposta di modifica della città, ancora non c’è la proposta e già c’è il comitato. Ma è mai possibile? E, soprattutto, è mai possibile che la politica - purtroppo, a volte, anche nel centrodestra - sposi immediatamente questi comitati sperando in pochi voti in più?
Che politica è quella che non si prende nemmeno la responsabilità di una scelta? Ma ci rendiamo conto che, se fossero esistiti i comitati, avremmo la stessa Italia di due secoli fa?
Poi, certo, ci sono occasioni in cui i comitati hanno anche ragione. Ma da qui a instaurare la dittatura dei comitati, ce ne passa.
Quindi, Garrone e la sua passione per il futuro di Genova, che sfocia in una lunga affabulazione in cui Duccio snocciola tutti i progetti abortiti negli anni, trasformando di fatto la nostra città nella capitale degli studi di fattibilità rimasti studi e senza fattibilità. E sceglie l’esempio più dirompente raccontando delle conferenze programmatiche che hanno chiuso l’era Pericu: anzichè parlare di futuro, fondamentalmente erano i bilanci di mandato della città. Certamente importanti, certamente non privi di una certa dignità. Però, insomma, il futuro è un’altra cosa.
Garrone racconta di una città «difficile, individualista, dove ognuno fa per sè, mentre bisogna collaborare» e, approfondendo un discorso fatto in un’intervista a Renato Tortarolo del Secolo XIX, attento osservatore della città, esplicita il trattamento da parente povera riservato all’industria privata rispetto alle Partecipazioni Statali: «Arrivai a dire che in questa città anche i liberali erano diventati di sinistra. Ci furono battaglie, sulla nostra raffineria di San Quirico, per ostacolare l’ammodernamento dei processi. Dicevo: “L’acqua che esce dagli impianti e i fumi che facciamo noi non vanno bene perchè sono privati, mentre i fumi dell’Italsider sono pubblici e quindi fanno addirittura bene, sono salutari per la gente“...». Fra l’altro, poi, la bonifica della Valpolcevera è forse il successo più grande di Garrone, uno dei tanti che non gli vengono riconosciuti. Segue il racconto della visione della città per i prossimi anni: «Nel 1991 l’Associazione industriali presentò a Regione, Provincia e Comune il modello adottato nel mondo da città in profonda trasformazione produttiva, come quelle inglesi e francesi del carbone e dell’acciaio, o come Pittsburgh negli Stati Uniti. Avevamo scoperto che a progettare le città del futuro non potevano essere che persone di altissimo livello, indipendenti dalla politica e dall’imprenditoria. E che non si doveva fare in prospettiva quello che non avrebbe avuto possibilità di competere sul mercato».
Ma, quella volta come tante altre volte, finì male: «Il progetto fu messo nel cassetto e non ci ringraziarono nemmeno».
Eppure, da lì bisogna ripartire.

Dal signore con il viso da bimbo che dice che «Il re è nudo».
Ora, i casi sono due. O girarsi dall’altra parte e far finta di niente, magari elogiando il vestito del re. O partire dalle eccellenze per costruire una nuova Genova e una nuova Liguria. Noi ci stiamo.

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