A lla Cisl ne sono tutti convinti. «Sotto - dicono - c’è la regia di Napolitano». È stato lui, giurano, a mettere Mario Monti e Susanna Camusso seduti allo stesso tavolo. È merito del Capo dello Stato, scrivono molti militanti su Twitter, se l’accordo sull’articolo 18 adesso appare a portata di mano. Dal Quirinale però nessuna conferma. Il presidente, si precisa, non entra certo nel merito di questi problemi. E del resto non è nemmeno sicuro che il premier e il segretario della Cgil si siano realmente visti.
Così sul campo restano un incontro segreto, due smentite di rito da Palazzo Chigi e da Corso d’Italia e la sensazione che l’intesa sia davvero vicina. E il Colle? Qual è il suo ruolo? Regista, forse è troppo. Ispiratore, sicuro. Sabato da Helsinki Giorgio Napolitano è stato chiarissimo: «Le forze sindacali sono coinvolte in una discussione, qualcuno la chiama negoziato con il governo. Confido che si concluderà con un accordo». E se proprio non si stringerà un patto, il capo dello Stato spera almeno di non vedere scene di guerriglia urbana, come quelle di Piazza Sintagma ad Atene. «Noi non siamo la Grecia. Mi auguro che contro queste misure non ci sia una protesta, seppur ordinata e legittima, né tantomeno delle contestazioni che escono dal solco della legalità e che non potrebbero essere tollerate».
E al di là del giallo irrisolto sull’incontro Monti-Camusso, rimane il forte impegno del Colle a spianare le acque ad un governo impegnato in una navigazione molto rischiosa. Da un lato, non è il caso di fare inchini. Dall’altro, è fuori tempo massimo arroccarsi in forme di sindacalismo ottocentesco.
Il pressing sulla Cgil dura da diversi mesi e del resto, come la pensi il presidente sul mercato del lavoro è abbastanza chiaro. Stiamo attraversando una crisi economica e finanziaria gravissima, ha detto il 20 dicembre durante gli auguri di Natale con le alte cariche dello Stato, «il nostro Paese corre seri rischi e appare necessaria un’ampia convergenza attorno a scelte difficili e impegnative».
Quanto poi all’articolo 18, occorre ridurre i toni: «Si discuta liberamente, ma senza rigide pregiudiziali, battute sferzanti e contrapposizioni semplicistiche». L’avvertimento era diretto alla Camusso, che aveva appena rilasciato una dura intervista sull’argomento. Non è davvero il momento di polemizzare, piuttosto «ognuno pensi ad assumersi le proprie responsabilità». Il presidente teme insomma che la cura da cavallo che Monti sta prescrivendo al paziente Italia possa avere delle ripercussioni sociali. Lui stesso, giorni fa a Bologna, ha subito la pesante contestazione degli studenti indignati e il rischio di schiamazzi davanti a Palazzo Chigi è alto.
Per questo Napolitano insiste nel chiedere concertazione. Anche una concertazione «al nero», cioè per interposto governo? Il Colle nega interventi, Palazzo Chigi, come abbiamo visto, nega pure che sia avvenuto l’incontro. Rimane, dall’ottica del Quirinale, il bisogno di fare urgentemente delle scelte. «Il governo - parole di Napolitano - può proporre e adottare decisioni necessarie, benché talora controverse, ostiche, persino impopolari senza essere condizionato da vincoli di convenienza partitica ed elettorale».
E le forze sociali devono fare la loro parte «con responsabilità». Il Welfare del secolo scorso, in uno scenario globalizzato, ha fatto il suo tempo. Le certezze e le garanzie di una volta vanno riviste. «Rispetto agli anni ’70 e ’80 e alle scelte fatte allora - ha spiegato Napolitano incontrando gli imprenditori che hanno investito in Romania - il mondo oggi è un’altra cosa, è radicalmente cambiato e in un certo senso tutto va rimesso in discussione.
Serve quindi un nuovo patto sociale: il compromesso sull’articolo 18 potrebbe esserne l’antipasto. «In questo momento occorrono obiettività ed equilibrio».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.