Uno dei momenti più suggestivi di questa ricerca è stato la creazione del «Repetorio» per il quale si è proceduto «a quattro mani» (così spiegano gli autori) individuando pezzi inediti, pubblicati o schedati in catalogazioni istituzionali, provvisti di un punzone datario compreso tra lanno 1800 e 1899.
Allinterno dei circa 2.000 argenti così selezionati, successivamente per ogni singola tipologia sono stati scelti gli esemplari ritenuti più idonei a ricomporre un quadro stilistico di riferimento.
Aggiungono ancora gli autori: «Nel repertorio si è voluta mantenere una distinzione tra argenti sacri e profani, che non ci appare capziosa, anche perché ha effettivamente caratterizzato la nostra ricerca fin dai suoi primi passi. Migliaia di suppellettili ecclesiastiche si potevano considerare, con tutte le precauzioni del caso, vagliando le campagne di schedatura condotte ab antiquo dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Liguria e, in anni molto più recenti, dalle Curie Vescovili; mentre per le argenterie domestiche occorreva addentrarsi sul delicato terreno del collezionismo privato. Se in questo ambito abbiamo potuto superare comprensibili diffidenze e individuare materiali abbondanti e dindubbio interesse, molto merito va riconosciuto allazione diplomatica di alcuni amici. Ma una volta ricordati i nomi di Mariangela Profumo, Gerolamo Patrone e Giulio Marchese, ci rendiamo conto di aver aperto quasi inavvertitamente limpegnativo valzer dei ringraziamenti, e di non poterlo chiudere prima daver chiamato in causa la schiera di coloro ai quali siamo debitori di tante cortesie: confidando, forse un po ipocritamente, che la durata più che decennale del lavoro valga a giustificare eventuali, assai probabili omissioni».
Dopo i ringraziamenti ecco le fotografie: le «Alzate», il «Bicchiere da viaggio», le «Brocche», il «Bruciaprofumi», le «Bugie», la «Caffettiera», il «Calamaio», i «Candelieri», i «Centrotavola», le «Doppiere». Insomma: uno straordinario percorso di argenti.
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