E Amiu paga il super-affitto per il capannone senza macchine

Un’asta telematica per vendere la carta recuperata grazie al riciclo. È l’idea di Amiu per vendere al meglio il materiale che i genovesi conferiscono nei cassonetti bianchi. Fino all’anno scorso la carta affidata alla ditta Quattroerre (formata da privati al 49 per cento e da Amiu al 51 per cento) aveva l’affidamento della carta che vendeva ai cinesi a prezzi di mercato molto elevati. Adesso Amiu ha deciso di lasciare da parte la società di cui è socia di maggioranza, e di riprendersi il trattamento della carta «in casa». «Siamo convinti che l’operazione di vendere noi la carta sarà un affare per Amiu», dice senza tentennamenti l’amministratore delegato Pietro D’Alema che vanta un riconoscimento da parte del consorzio Comieco per la raccolta del cartone.
Peccato però che a seguito del «divorzio» non consensuale da Quattroerre, non siano mancati per Amiu strascichi economicamente significativi. A cominciare da un centro per la selezione della carta da riciclo che si trova a Campi e che adesso Amiu non usa più perché la sua società Quattroerre non ha più gli appalti per la carta. Il centro si trova in un capannone preso in affitto il cui canone è versato a un privato proprietario dalla Quattroerre e cioè anche da Amiu. Prima il centro lavorava a pieno ritmo su tre turni, adesso solo su uno, ma comunque l’affitto si deve sempre pagare.
In più Amiu da tempo dal 2009 ha preso in affitto un altro capannone che si trova in via Sardorella, a Bolzaneto, dove dovrebbe andare un impianto moderno per il trattamento di plastica, lattine e cartone, che dopo la selezione pressa e avvia al riciclo. L’affitto corrisposto da Amiu al proprietario a società «Biasotti Group srl» (del parlamentare Pdl Sandro Biasotti, già governatore della Liguria) è di 325mila euro all’anno, ma il capannone è vuoto, la macchina non c’è. L’appalto va alle lunghe, ci sono stati problemi di affidamento della gara e per il momento il lavoro di smistamento nemmeno di tutti i materiali viene eseguito in maniera quasi manuale, da una manciata di operai. In attesa della realizzazione della struttura di via Sardorella, è stata acquistata una pressa per il trattamento di carta e cartone. Insomma un magazzino pagato 325 mila euro all’anno, ma usato poco.


Alla fine di dicembre, l’assessore comunale al ciclo dei rifiuti, Carlo Senesi, aveva confermato le difficoltà di raccolta della differenziata in consiglio comunale, ma aveva anche detto che «la scelta di Amiu di internalizzare alcuni servizi prima affidati a ditte private comporterà l’opportunità di aggiungere una voce positiva al bilancio dell’azienda, grazie alla valorizzazione dei materiali, in particolare carta e cartone, che una volta proprietà di Amiu potranno essere rivenduti». «L’operazione va letta in quest’ottica – spiegava Senesi – e anche il recupero di plastica e alluminio consentirà un’entrata economica». Sarà, per il momento si paga.

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