E brava Gianna Nannini. Solo una mamma rock dà alla luce un disco così

In «Io e te» la sua voce migliore: la cover di Volare convince anche la vedova Modugno. Il tour parte da Milano il 29 aprile

E brava Gianna Nannini. Solo una mamma rock dà alla luce un disco così

Tanto lei è sempre quella, Gianna Nannini. Una signora cantante, please, e ascoltate il nuovo disco Io e te, uno dei più ferocemente attesi dell’anno. Malignità deluse: è bello assai, già, uno dei suoi migliori. Sì, negli ultimi sei mesi si è parlato quasi soltanto della sua maternità, qui e là su tutti i giornali e figurarsi le tv, lei è diventata la mamma più famosa d’Italia e chi l’avrebbe mai detto nel 1979 quando uscì il suo album California e in copertina c’era la Statua della Libertà con un vibratore in mano, altro che fiaccola. Ora in copertina c’è il suo pancione ma anche un giubbotto di pelle da metallara, in fondo un bello choc. E pure ieri sul palchetto del Teatro Puccini, lei seduta in poltrona sotto il faretto inquisitore, in platea tra fan e giornalisti c’era quella benedetta e frizzante attenzione che si riserva agli eventi ma quelli veri, che mescolano costume e attualità e polemiche. Ma poi lei ha iniziato a parlare, giusto qualche frase, ed è stato come sentire l’inizio di Mi ami, un giro blues di chitarra e una voce che dice tutto anche prima che la batteria batta il suo ritmo. La Nannini è rock vero, oggi, quasi confusionaria nell’esporre le sue emozioni ma chirurgica nel metterle su disco, nel lasciare che un microfono le frughi dentro l’anima. «Eccomi, ma non mi vedi? La tua trappola, sono io ai tuoi piedi». Dunque, tutte le dodici canzoni sono state registrate a Londra agli Abbey Road, il regista dei suoni è (di nuovo) Will Malone, un tipino che ha prodotto anche Black Sabbath e Iron Maiden e quindi sa come tenere a bada i volumi e riempirli di emozione. E stavolta, forse, il lavoro gli è stato più facile perché la voce della Nannini è la migliore di sempre, rotonda, equilibrata, incisiva ma sempre meno sfrangiata, sempre meno vogliosa di deragliare a sorpresa e basta sentire l’ordine passionale di Perché, gli accenti gioiosi e alti che la portano a cantare «come posso dimenticare quegli accenti di felicità». Poi uno dice la maternità: chissenefrega delle sue vicende private, del perché e del percome è nata Penelope. Che la Nannini sia diventata mamma si coglie dalla sua voce e questo cd è la più grande testimonianza di cosa riesca a combinare l’amore senza neppure avvisarti (chissà cosa conbinerà nel tour che parte il 29 aprile a Milano). Certo, il merito è anche delle parole, divise per lo più tra Pacifico - che cresce con una vividezza inattesa: bellissimi i versi di Rock2 - e Isabella Santacroce, con la quale lei, la Nannini, parla al telefono, si confida et voilà, così nascono le canzoni. E di sicuro le musiche fanno il loro, riuscendo a far suonare le chitarre come archi e gli archi come chitarre in un walzer continuo che trasforma, tanto per dire, brani come Rock2 o Scusa (dal film di Veronesi Genitori e figli) in concentrati d’energia raffinata, qualcosa che realmente oggi manca al rock femminile italiano e forse anche più in là. Però - e capita sempre più di rado - è l’atmosfera generale che fa la differenza perché è positiva, entusiasta, inarrestabile anche nella quotidianità (una volta) banale di versi come «Perfetto, ora andiamo a letto» fradici di energia che non t’aspetti così forte. In poche parole, un disco che fortuna farà smettere la tiritera, magari pure voluta, sulla maternità choc e tutte quelle cose lì.

Solo chi oggi non ha ostacoli o non li vuole vedere può accettare di cantare Nel blu dipinto di blu (Volare) come la fa lei e come piace pure alla vedova Modugno, con un iniziale Voooolareeee che sembra di essere in uno stadio un pomeriggio d’estate, quando gli amplificatori iniziano a gracchiare e la musica apre improvvisa le porte del mondo, felice di stare lassù.

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