RomaUna sbornia ma non solo. Il presidente della Camera Gianfranco Fini è in partenza per gli Stati Uniti per partecipare ufficialmente alla II edizione di Italian Wine Week-Vino 2010, kermesse dove fino a venerdì prossimo la faranno da padroni i Morellini di Scansano, i Brunelli di Montalcino e i Prosecchi di Valdobbiadene. Levento, organizzato dallIstituto nazionale del commercio estero (Ice) e dalle Regioni Calabria, Puglia, Toscana e Veneto, è unimportante vetrina per oltre 285 aziende italiane e i loro prodotti. Fini brinderà con fiumi di vino nostrano domani, salutando i partecipanti al Waldorf Astoria di New York assieme allambasciatore Giulio Maria Terzi. Ma la visita Oltreoceano non si riduce soltanto a unoccasione per benedire le nostre eccellenze allestero. Fini, infatti, tiene molto allincontro con la comunità italoamericana ma soprattutto al doppio faccia a faccia con Nancy Pelosi, speaker della Camera dei rappresentanti Usa. Il primo al Congresso, il secondo nellufficio di Capitol Hill a Washington.
Non è un mistero che tra i due ci sia un ottimo feeling. Un anno fa Fini la fece quasi piangere dallemozione quando, in visita a Montecitorio, le mise in mano il certificato di nascita dei suoi nonni di origini italiane: «Oh, mamma mia - disse -. Non me lo aspettavo davvero, è unemozione travolgente». E lei lì, a rigirarsi tra le dita i documenti di nonno Tommaso Fedele DAlessandro, nato l11 settembre 1868 a Montenerodomo in provincia di Chieti e di nonna Maria Petronilla Foppiani da Rovegno, Genova, nata nel 1894. «Sono colpita dalla sua cortesia, la ringrazio a nome del popolo americano», si piegò a gancio la donna elogiando il nostro popolo perché «quando gli italiani sono andati in America, hanno fatto l'America più America».
Poi i due si rividero lo scorso settembre allAquila, in occasione del G8 e fu tutto uno scambio di galanterie. Anche in quella occasione ci fu perfetta sintonia e grande emozione dellamericana con radici abruzzesi: «Al ritorno negli Stati Uniti parlerò con Obama per capire cosa di più e di meglio si può fare per aiutare lAbruzzo ad affrontare la ricostruzione post-sisma», giurò allora lamericana. Per Fini, invece, la Pelosi fu lasta per alzare la bandiera del suo new deal in materia di immigrazione: «Pensare alla storia di Nancy Pelosi dimostra che non solo si può essere orgogliosi delle radici italiane - disse -, ma anche che non occorre avere paura dell'immigrazione né dubitare sulla possibilità di una vera integrazione».
Negli Stati Uniti Fini è stato già altre cinque volte: il primo approdo risale al 1995, assieme a Tremaglia, La Russa, Selva e Malgieri.
E Fini vola a Washington dallamica Pelosi
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