E in Italia rischiano in 450mila

I consumatori a Prodi: va messo un freno ai rincari delle rate

da Milano

Se l’America piange, l’Italia non ride: anche da noi il popolo dei mutui sta vivendo un momento difficile. Soprattutto quelle famiglie - e sono la stragrande maggioranza - che si sono indebitate a tasso variabile, quindi esposto ai contraccolpi degli aumenti stabiliti dalla Bce. Secondo l’Adusbef (l’associazione che difende gli utenti bancari e finanziari) sono circa 450mila, su un totale di 3,5 milioni, le famiglie in difficoltà perchè non riescono a sostenere gli aumenti delle rate e rischiano di perdere la casa, pignorata e messa all’asta dalla banca creditrice: e la cifra è destinata ad aumentare.
L’ultimo contraccolpo è arrivato a giugno, con l’ottavo aumento dei tassi di riferimento in soli 18 mesi: un quarto di punto in più, tradotto - spiega l’associazione dei consumatori - in rate mensili sempre più «salate». Chi pagava meno di 1.200 euro al mese nel 2005, per un mutuo di 200mila euro a vent’anni, oggi ne deve sborsare 1.400: ed è soltanto un esempio. «Eppure - dice il segretario dell’Adusbef, Mauro Novelli - gli analisti sapevano delle tendenze rialziste dei tassi d’interesse fin dal 2003. Ma le banche italiane hanno contnuato a consigliare ai propri clienti i mutui a tasso variabile, addossando a loro tutti gli oneri e i rischi, contrariamente a quanto hanno fatto gli istituti di credito francesi e tedeschi».
Anche secondo la stessa Bce, l’Italia vanta il record dei tassi più alti per i mutui immobiliari superiori a 5 anni: il 5,31%, contro la media Ue del 4,86 per cento. Tanto che l’Adusbef, insieme ad Adoc, Adusbef e Federconsumatori, ha chiesto al premier Prodi un tavolo di confronto, per decidere come contrastare i rincari a raffica presenti e futuri, dai generi alimentari ai servizi bancari, «soprattutto per impedire che tante famiglie, che hanno contratto mutui a tasso variabile, possano subire ulteriori stangate da 168 a 350 euro, a prescindere dalle decisioni Bce del 6 settembre, per l’arbitrario aumento, vero e proprio abuso di mercato delle banche, leste ad aumentare i tassi Euribor sui prestiti, distratte a trasferire gli analoghi aumenti, sui depositi e libretti di risparmio, nonostante il decreto Bersani», concludono le associazioni dei consumatori.
Ma il governo è tutt’altro che compatto sull’argomento, e lo dimostra la commedia degli equivoci messa in scena ieri a proposito del «fondo di solidarietà» sui mutui. Una proposta lanciata da Federica Rossi Gasparrini, presidente di Federcasalinghe e membro del Consiglio nazionale dell’Udeur. «Il ministro Visco - ha detto dutante la festa di Telese - mi ha assicurato che in Finanziaria ci saranno le misure necessarie per l’istituzione di un fondo di solidarietà sui mutui prima casa».
A seguire, dettagli incoraggianti: il fondo, da circa 10 milioni di euro, dovrebbe consentire alle famiglie in difficoltà di differire di 24 mesi il pagamento facendosi carico dei costi bancari e di scrittura.
«Ottima idea, ma non dimentichiamo chi è in affitto», commenta subito il ministro della Solidarietà Paolo Ferrero, chiedendo di istituire un fondo analogo anche per gli inquilini.
Ma l’entusiasmo dura poco: in serata, Visco smentisce.

Prima informalmente: «Niente è ancora deciso», dice ai giornalisti. Poi, con una nota ufficiale, dove il ministero dell’Economia e delle Finanze sottolinea «di non aver fornito alcun assenso, nè di aver assunto alcun impegno riguardo a eventuali fondi di solidarietà sui mutui».

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