Gianluigi Nuzzi
A Milano, raddoppia laccusa contro il governatore Antonio Fazio. Dopo linsider trading, ovvero la diffusione di notizie sensibili a soggetti terzi, ora i Pm di Milano contestano anche laggiotaggio nella scalata ad Antonveneta. La nuova iscrizione nel registro degli indagati scatta dopo le accuse pesantissime rivolte da Gianpiero Fiorani nellinterrogatorio di domenica. Tantè che alcuni ipotizzano anche limminente iscrizione dellex governatore per associazione a delinquere. Ma fino a tardi serata questultima indiscrezione non trova una conferma. «È unipotesi - spiega un inquirente - che ci porterà a scegliere nelle prossime ore se contestare questa nuova grave accusa». Forse proprio per questo ieri sera il difensore dellex governatore, il professor Franco Coppi si è incontrato a Milano, con i sostituti procuratori, al quarto piano del Tribunale di corso di Porta Vittoria. Subito dopo, uno scambio di opinioni con il procuratore capo Manlio Minale. E la definizione, seppur, provvisoria dellagenda delle attività nei prossimi giorni. Si lavora a vista. Con un quadro che muta di ora in ora. A partire dalle dichiarazioni di San Vittore.
Lì Fiorani ha puntato lindice proprio contro Fazio. Nessuna remora, nessun tentennamento. Come uscire dal guado? Risposta: seguire il triste leit motiv degli anni di Tangentopoli. Raccontare tutto e chiamare in causa gli altri. Fazio è il primo. Il primo di una lista di soggetti eccellenti, di politici di primissimo piano di tre partiti politici che avrebbero avuto un ruolo attivo negli affari di Lodi. Con una sorta di accordo trasversale indifferente ai salti ideologici. Su Banca dItalia ha indicato Fazio come il soggetto che conosceva la reale situazione del gruppo di Lodi. Come il banchiere che avrebbe concorso con le sue informazioni nella conseguente diffusione di notizie fuorvianti per il mercato e utili per ingrossare le plusvalenze degli amici.
Unaccusa devastante per lex inquilino di palazzo Koch, portata avanti con determinazione da chi, come Fiorani, a questo punto non ha più nulla da perdere. E che viene quindi ben ponderata in Procura. Dalla cessione delle minorities agli escamotage contabili, ai trucchi nella scalata ad Antonveneta, il ruolo di Fazio passava dalla «partecipazione passiva» a quella di consigliere. In altre parole, di sodale. Un flusso di informazioni utilizzato sul mercato nelle compravendite del titolo padovano con azioni mirate e comunicati dosati parola per parola. Ecco, ad esempio, che la famosa lettera di acquisto di alcune minorities battuta in Popolare Italiana su carta intestata Gp Finanziaria (gruppo Gnutti), era stata riformulata su indicazioni della banca centrale. Con Fazio che avrebbe avuto un ruolo assai più dinamico di quanto sinora ipotizzato.
Allargando lorizzonte, il quadro dei soggetti attivi fa sempre più ritenere agli investigatori che tra Lodi, Brescia e Roma agisse in forma coordinata un gruppo di imprenditori e banchieri. Con arricchimenti per taluni (nemmeno un cent per Fazio) e con le classiche manovre di potere per altri. Da qui la nuova accusa che potrebbe presto profilarsi. Con unestensione dellassociazione a delinquere ai cosiddetti «soggetti esterni». Ai vari lodigiani, bresciani e alcuni personaggi istituzionali che erano snodi nevralgici nei piani di Fiorani. Dipenderà dalle intercettazioni telefoniche. Dipenderà da quanto le fluviali accuse di Fiorani troveranno riscontro. Perché, a dirla tutta, negli inquirenti sorgono dubbi sulle parole del banchiere di Lodi. Di due tipi. In procura, la sua credibilità è ancora tutta da costruire. Da qui una naturale diffidenza. Laltro dubbio è la possibilità di verificare quanto sostenuto. Non basta, infatti, la sua parola. Di uomo disperato con un sogno letteralmente spazzato via.
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