E negli scali inglesi code e caos Vietata la sosta anche ai taxi

Al setaccio tutti i bagagli a mano dei passeggeri Intanto la stampa insorge contro la prospettiva di una nuova legge antiterrorismo

E negli scali inglesi code e caos  
Vietata la sosta anche ai taxi
Londra - Niente più taxi e automobili davanti all’ingresso degli aeroporti, nemmeno per una breve sosta. Le imponenti misure di sicurezza che sono scattate in questi giorni a causa dei falliti attentati islamici a Londra e nel resto del Regno Unito stanno causando numerosi disagi ai turisti in partenza da e per la capitale inglese, ma anche dagli altri scali del Regno Unito.

Le autorità consigliano di recarsi in aeroporto addirittura tre ore prima della partenza e utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere gli scali. Tutti i bagagli a mano, dopo i controlli obbligatori ai raggi X, vengono perquisiti dal personale aeroportuale senza nessuna eccezione.

E la vita si fa più complicata per tutti coloro che si avvicinano al potenziale profilo del terrorista kamikaze: giovani uomini e donne dall’aspetto mediorientale, con capelli neri e carnagione olivastra. Sono loro soprattutto a subire ulteriori ispezioni e a essere sottoposti a verifiche più rigorose sull’identità. Finora, invece, la ratio usata negli aeroporti, in funzione anti-terrorismo, era la perquisizione di una persona su tre negli scali.

L’ulteriore giro di vite non è comunque limitato agli aeroporti. Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli dei veicoli in circolazione sulle strade urbane ed extraurbane, una misura che - ha fatto sapere il governo - continuerà ancora per alcuni giorni, in particolare nei tratti che passano vicino alle stazioni ferroviarie. Anche qui le conseguenze sono prevedibili: ieri, sulla strada che porta a Gatwick - il secondo aeroporto della capitale britannica dopo quello di Heathrow - la polizia ha controllato decine e decine di veicoli e ha così provocato code chilometriche.

Anche la presenza di agenti di polizia, spesso con il mitra in mano (un’immagine poco consueta nel Regno Unito) si è intensificata, sia negli aeroporti sia nelle principali stazioni ferroviarie della capitale, nel tentativo di creare quello che le autorità definiscono un «deterrente visivo».

Dalla ricaduta degli ultimi falliti attentati non si salvano nemmeno gli appassionati di tennis al torneo di Wimbledon: anche per loro sono stati decisi controlli molto più severi, accompagnati, anche questi, dall’esortazione a usare i mezzi pubblici per raggiungere l’impianto sportivo dove è in corso la celebre competizione tennistica.

Intanto fa discutere, specie la stampa britannica, la prospettiva di una nuova legge antiterrorismo menzionata dal primo ministro Gordon Brown.

Che il premier abbia parlato della necessità di «misure di sicurezza più severe» non è un buon segno, sostiene l’Independent, che aggiunge: «È importante che il premier non acceleri i tempi per l’approvazione di una nuova, repressiva legge anti-terrorismo». Scettico anche il Daily Mail, secondo cui le nuove misure finirebbero per sovrapporsi alla legge attuale, «spesso risoltasi in un fiasco». Meglio - secondo il quotidiano - concentrarsi sul pubblico e «lasciar lavorare in pace servizi di sicurezza e polizia» in modo da «preservare quelle libertà che i terroristi cercano di distruggere».
«Appena dopo un attacco terroristico è il momento peggiore per legiferare», ammonisce il conservatore Daily Telegraph. «La riposta del governo dovrebbe essere proporzionata alla minaccia che si affronta e non alla rabbia del pubblico. I ministri sono sempre tentati dall’attribuirsi nuovi poteri anziché usare quelli già a loro disposizione».
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