di Marcello Zacché
Comunque vada a finire nei suoi dettagli il caso Bipiemme, nel mondo delle banche popolari niente sarà più come prima. Due sono i motivi. Da un lato la crisi finanziaria ha messo a nudo la fragilità della governance cooperativa per le grandi popolari quotate in Borsa. Negli ultimi 6-8 mesi istituti come il Banco o Ubi hanno ridotto il valore del 70%. Elementare : nessuno si compra un titolo di una banca (già per questo vista come il demonio dei listini) nella quale per di più non si può nemmeno far pesare la propria quota in assemblea in forza del voto capitario. Dallaltro la Vigilanza ha deciso di dare un segnale: dopo un lungo periodo nel quale il pilastro della supervisione tendeva - in tutta Europa - ad essere appiattito rispetto agli altri due caposaldi della regolazione prudenziale (vale a dire il mercato e i coefficienti patrimoniali), ora è stato riscoperto. Si badi bene: il caso Popolare Milano è unico, perché nelle ispezioni del 2011 sono state riscontrate irregolarità ancora più gravi di quelle emerse nel 2008, tali da pregiudicare il carma della «sana e prudente gestione». E quando questo è accaduto con la connivenza dellazionista di maggioranza, individuato da Bankitalia nellassociazione Amici che riunisce le sigle sindacali, è divenuto automatico pretendere una nuova governance. Pena la sospensione del diritto di voto. Una tale criticità non è emersa in altre popolari, il cui modello non è dunque in discussione tout court.
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