Bruxelles - «Non voglio polemiche a tre giorni dal voto, questo è per tutti il momento di concentrarsi sulla campagna elettorale. Il resto lo lasciamo a dopo». Nelle sue conversazioni private Silvio Berlusconi è piuttosto chiaro, convinto che alimentare la querelle con Gianfranco Fini non farebbe altro che ripercuotersi sul Pdl al momento del voto. Così, in una giornata passata tra il vertice del Ppe e il Consiglio europeo e la voglia di tornare al più presto alle cose italiane, il premier predica ai suoi moderazione e quando i cronisti gli chiedono conto dei distinguo dell’ex leader di An si limita solo ad un piccolo affondo: «Quello che è importante è che non ci siano contrapposizioni sistemiche, continuative e sterili». Niente rispetto a quanto ripetuto in aereo, quando si lamentava del fatto che con il presidente della Camera «ogni giorno ha la sua pena».
Berlusconi, infatti, è deciso a chiudere la campagna elettorale cercando di ottimizzare al massimo il risultato. Al punto che nel pomeriggio è anche tentato di ripartire in nottata invece che restare a dormire a Bruxelles, in modo da essere a Roma fin dalla mattina nell’ultimo giorno prima del silenzio elettorale. Così, ci sta che il Cavaliere decida un affondo nei confronti dell’Udc che è a dir poco chirurgico, visto che il partito di Pier Ferdinando Casini corre insieme al centrosinistra in due regioni chiave come Piemonte e Puglia. Nella prima i sondaggi parlano di una partita apertissima, con il leghista Roberto Cota in decisa ascesa, e pure nella seconda Rocco Palese sembra abbia recuperato quasi tutto lo svantaggio iniziale. Un discorso che potrebbe essere allargato anche alla Liguria dove nel Pdl non considerano impossibile una vittoria di Sandro Biasotti (mentre l’Udc sostiene invece Claudio Burlando). Per tutte queste ragioni il premier decide di puntare l’indice contro i centristi e dice chiaro che «per difendersi dal pericolo che questa sinistra possa vincere è importante non disperdere il proprio voto dandolo a liste che non avranno alcun peso». «Gli italiani che intendono votare per l’Udc - si legge in una nota - sono certamente elettori del centrodestra. Ma in queste elezioni, in alcuni casi l’Udc si presenta addirittura con i partiti della sinistra, anche quelli più oltranzisti e giustizialisti. In altre regioni corre da sola con il proprio simbolo, ma anche in questo caso, non potendo ottenere una rappresentanza di peso nel Consiglio regionale, finisce solo per favorire la sinistra». Un comunicato limato e rivisto nei dettagli dallo stesso Berlusconi e che «per un errore tecnico» arriva alle agenzie su carta intestata di Palazzo Chigi. La precisazione dell’ufficio stampa sul «disguido» è immediata, ma c’è chi arriva a chiedere un’indagine interna a Palazzo Chigi e chi addirittura invoca che il governo «vada in Parlamento a riferire» sulla vicenda. «La precisazione - dirà più tardi il centrista Roberto Rao - è per fortuna arrivata con una certa tempestività. Si è trattato quindi di un infortunio grave».
Affondo sull’Udc, dunque, e molta prudenza su Fini perché con lui - dice nella hall dell’hotel Conrad - «non c’è alcun contrasto». «Anzi - aggiunge- ho sempre affermato che dentro un partito del 40% ci sono posizioni e sensibilità diverse». Con un corollario di non poco conto, visto che Berlusconi ci tiene a dire che «l’importante è che si discuta e si arrivi a una decisione a maggioranza e che la minoranza accetti la decisione senza che ci siano contrapposizioni sistemiche, continuative e sterili». Ed è proprio al Conrad che il premier tornerà a parlare a mezzanotte, commentando Raiperunanotte.
«Quelle di Santoro - dice - sono trasmissioni veramente inaccettabili, un obbrobrio incivile e barbaro», perché «si mette sotto accusa qualcuno che non ha la possibilità di difendersi». E - aggiunge, rispondendo a chi gli chiede della multa a Tg1 e Tg5 - sono quelli i programmi che «l’Agcom dovrebbe sanzionare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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