E il pugno chiuso adesso arriva anche in cartoon

RomaImmerso in un sogno tutto fulvo, dai riflessi di miele color oro, approda sui nostri schermi il furbo Signor Volpe, che ruba anatre, polli e tacchini ai proprietari di tre fattorie e pare un Robin Hood con la coda. È il Fantastic Mr. Fox (da venerdì in sala con 100 copie) di Wes Anderson, il regista Usa più dandy del cinema indipendente, che non girava un film così bello dai tempi del cerebrale I Tenenbaum. Si direbbe fatto a mano e cucito col filo questo film d’animazione, che s’ispira al racconto omonimo di Roald Dahl (Edizioni Nord-Sud), narratore a misura di bambino già con La fabbrica di cioccolato. E com’è nella sua tradizione narrativa, da una parte ci sono - come qui - piccoli personaggi con speciali poteri, dall’altra gli adulti prepotenti e, perciò, perdenti.
Stavolta è Mister Fox l’eroe di questi 88 deliziosi minuti, girati con lo speciale procedimento «stop motion» che chiamiamo «passo uno» e che si utilizza da un secolo in qua. Al di là dei tecnicismi, ciò significa che la grafica e l’estetica della pellicola, girata in digitale e da numerose angolazioni, rappresentano una via di mezzo tra gli stucchevoli plasticismi alla Disney prima maniera e i tratti aggressivi del più aggiornato 3D. Impazzano pupazzi alti 2 centimetri e mezzo, che hanno il pregio d’essere antropomorfizzati: Mister Fox indossa un elegante completo di velluto a coste (con due spighe infilate nel taschino), Mamma Volpe un abitino da figlia dei fiori, il Tasso una salopette e via scimmiottando il mondo degli umani (né manca, alla fine, un supermarket, dove gli animali selvatici s’imborghesiscono, brindando col sidro in tetrapak). Naturalmente questo non è un film per bambini soltanto (come tutti i film d'animazione), perché a ben guardare, piovono messaggi dai recipienti di sidro trasparente, o in mezzo ai campi di saggina dove Mr. Fox ritrova la propria perduta selvaggeria. «Mr. Fox è Roald Dahl stesso, autore anarchico alla cui personalità mi sono ispirato, per presentare i vari personaggi, molti dei quali da me aggiunti, insieme a un capitolo ulteriore», spiega Anderson, ieri in completo di velluto color miele, come la sua volpe. «Ci ho messo dieci anni per ottenere i diritti del libro: gli stessi tempi lunghi di Avatar», scherza il regista, che parla del suo film in chiave «segretamente politica», per via della liberatoria scena finale, in cui Mr. Fox, in sidecar con i suoi sodali e in fuga dalle pallottole dei proprietari derubati, alza la zampa, a mo’ di pugno chiuso, salutando un lupo nero, che da lontano gli risponde alla Che Guevara, levando la zampa-pugno a sua volta. «Nel film si ruba parecchio: ci sono molti furti e questo si riallaccia al pensiero anarcoide di Dahl», afferma Wes, che col suo primo film d’animazione firma anche il suo primo film con dei «cattivi». I quali, poi, sarebbero i proprietari delle fattorie, che con ruspe e fucili spianati cercano di difendere i propri beni da tassi, conigli, talpe e donnole. Certo, in tempi di magra come gli attuali, intriga il progetto d’una città sotterranea, ricca di cibo che può nutrire gli animali e farli vivere in pace: qualunque umano a corto d'abbondanza, potrebbe lasciarsi ingolosire.
Ma il più gran pregio di Fantastic Mr.

Fox, al di là dei sottotesti rintracciabili (il vero furbo, qua, è Anderson, che lascia campo libero a ogni interpretazione), sta nel presentare tratti e caratteristiche degli animali, utili ai bambini che non vanno in campagna.

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