E Roma decide di richiamare l’ambasciatore

Sharm-el-Sheikh. Nel giorno in cui l’Italia ha richiamato l’ambasciatore in Zimbabwe a Roma per consultazioni («Non lo stiamo ritirando - ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini - vogliamo solo avere un’idea più chiara della situazione), anche l’alleato sudafricano si allontana di mezzo passo da Robert Mugabe. Dopo aver bloccato il voto del Consiglio di Sicurezza sulle sanzioni, al meeting dell’Unione africana il Sud Africa ha teso la mano a Tsvangirai. «Ad Harare servirebbe un governo di transizione» ha detto il presidente Thabo Mbeki, riprendendo le parole pronunciate due giorni fa dal leader dell’opposizione.

Ma, nonostante le dichiarazioni del governo di Pretoria, per Mugabe il summit dell’Ua non è andato male: nonostante le posizioni critiche di alcuni Stati, c’è anche chi ha espresso al tiranno di Harare un deciso supporto. «È stato eletto, ha prestato giuramento, è qui con noi, è il Presidente e non gli si può chiedere di più» ha dichiarato Omar Bongo Ondimba, presidente del Gabon in carica dal 1967.

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