E adesso accomodiamoci. In prima fila, non sulla griglia però, ci mancherebbe. Sarebbe troppo scomodo e pericoloso, molto meglio accomodarsi sugli spalti o davanti alla tv per assistere a un finale che ha tutte le caratteristiche per diventare epico. Bello fu anche quello dello scorso anno, tra Hamilton, Alonso e Raikkonen, ma il duemilasette era e resterà una stagione troppo inquinata dalla spy story per risultare completamente avvincente e memorabile. Quella di questanno no. Anche perché è intrisa di elementi tecnici e soprattutto umani. Hamilton e Massa che non si odiano ma ormai, causa rush finale, si sportellano che è un piacere. E poi, e su tutto, lui e laltro. Lui, Alonso che lha giurata ad Hamilton e domenica lha confermato, aiuterà Massa; e laltro, il suo capo e patron e manager, insomma Flavio Briatore che da una vita lha giurata al suo pari grado Ron Dennis. E non a caso, sempre domenica, ridacchiando da sotto gli occhiali scuri, lo diceva alla sua maniera, un po scherzando e un po no: saremo arbitri del mondiale tra Ferrari e McLaren e in fondo tifiamo per la Rossa...
Dunque, cè tutto per il fumettone umano-motoristico, a cominciare da una sfida Italia-Inghilterra dove i sudditi di Sua Maestà già sinterrogano su temi del tipo «Massa lavrà fatto apposta a speronare Lewis?», per finire in un crescendo di grandi piloti e grandi manager che proprio non si sopportano. E poi, da fumettone che si rispetti, incombe anche la beffa finale, il vero terzo incomodo che non è la Renault e non si chiama Alonso. Fa di nome Robert, di cognome Kubica, e la gente sua, la gente di Polonia, parla poco e lavora tanto.
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