E sul caos della giustizia ora si dica tutta la verità

di Geronimo
È solo l’inizio della fine ma il percorso può essere ancora lungo. Ci riferiamo allo scontro tra le Procure di Salerno e di Catanzaro a suon di avvisi di garanzia, di sequestri e di perquisizioni. Uno scontro senza precedenti con inquietanti risvolti istituzionali lo ha giustamente definito il presidente della Repubblica. Gran parte degli opinionisti gli hanno fatto eco sottolineando il rischio della perdita definitiva di credibilità dell’ordine giudiziario. Opinioni che sottoscriviamo in pieno ma che non ci danno la chiave di lettura per porre fine allo scempio istituzionale che va avanti da quindici anni. Qualche tempo fa commentando la scoperta di una cimice messa dalla Procura di Roma nell’aula di consiglio del Tribunale del Riesame di Napoli scrivemmo che ormai i magistrati si intercettavano a vicenda e che prima o poi si sarebbero reciprocamente arrestati. E siamo ormai ad un passo da quella profezia.
Siamo dunque davvero al punto di rottura. Ma poco o nulla serviranno interventi di qualsiasi natura se non saranno supportati da una grande operazione di verità. Una sorta di outing delle forze politiche e più ancora di quell’establishment italiano fatto da intellettuali, giornalisti, opinionisti, imprenditori, sindacati e quant’altri su ciò che è avvenuto nel Paese nei primi anni Novanta. Una riflessione sincera ed autocritica che non deve servire a distribuire assoluzioni personali postume o responsabilità piccole e grandi né a polemiche politiche nel tentativo di lucrare qualche vantaggio immediato verso un’opinione pubblica stanca e smarrita.
L’operazione verità cui alludiamo è una grande iniziativa civile per dire con voce chiara e forte che Mani Pulite al di là degli interessi che l’hanno partorita ha finito per togliere al Paese quel sistema dei partiti che non è sostituibile in nessuna democrazia che si rispetti. E peraltro senza rimuovere quel limite culturale per cui ancora oggi in Italia ogni finanziamento a qualunque partito viene visto come la premessa di uno scambio corruttivo e non come la risposta ad un’esigenza democratica (Obama docet). È questa la cultura giustizialista presente anche nelle redazioni di molti giornali, che alimenta la piazza, indebolisce le istituzioni, denigra la politica e sostiene comportamenti eversivi come quelli visti in questi giorni. Il perduto primato della politica a quell’epoca liberò poteri che giorno dopo giorno sono cresciuti in autoreferenzialità non riconoscendo più alcun limite al proprio esercizio.
Tra questi poteri il più evidente e il più «armato» per gli strumenti che ha a disposizione è quello delle Procure (attenti, non della magistratura). Una vera riforma dell’ordinamento giudiziario non potrà però mai avvenire se la politica e il Parlamento che ne è l’espressione più alta, non ritroveranno l’autorevolezza perduta. Ma quell’autorevolezza la ritroveranno solo se la classe dirigente del Paese spiegherà a se stessa gli errori di Mani Pulite che trasformò il finanziamento non dichiarato della politica in pratiche corruttive e concussive al solo scopo di colpire l’intero sistema. L’assalto della politica di ieri è continuato nella Seconda Repubblica in maniera ossessiva contro tutto e tutti (la casta!!!) nel tentativo permanente di far perdere sempre di più l’autorevolezza a governo e Parlamento e facendo acquisire ad altri quote crescenti di potere. È questo processo autoritario di fondo presente nella società italiana da quindici anni che ci fa capire l’episodio dello scontro Salerno-Catanzaro. Ed è questo processo autoritario che va interrotto e contrastato.
Un solo esempio. In questi quindici anni grandi organi di informazione e i loro più brillanti opinionisti hanno bacchettato, sbagliando, qualunque riedizione di correnti politiche nei partiti. Ebbene nessuno ha mai parlato del ruolo che le correnti hanno nella magistratura tanto da presentarsi alle elezioni per il Csm, l’organo di governo dei magistrati, con liste proprie e contrapposte. Quel potere correntizio in assenza di una politica autorevole ha rotto gli argini e messo nelle mani di alcune minoranze inquirenti la convinzione che tutto è possibile. E questa convinzione ha in sé il germe dell’eversione perché intimidisce anche la magistratura giudicante e si rivolta anche contro lo stesso Csm come sta avvenendo in questi giorni.

Come si vede è in gioco la vita del Paese ed è tempo che si volti pagina tutti insieme lasciando agli storici la lettura degli atti di quelle commissioni di inchiesta ancora inspiegabilmente secretati negli archivi del Senato.
Aspettiamo il coraggio di chi rompe il ghiaccio di un silenzio antico.
Geronimo

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