nostro inviato a Verona
Le parole del governatore Giancarlo Galan erano state forti, una sfuriata inconsueta nel suo partito: «A Verona Forza Italia ha commesso un errore colossale». Si riferiva alla quantità di candidati sindaci (tre) del centrodestra e faceva nomi e cognomi dei responsabili: Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, il coordinatore nazionale e il suo vice. Ieri la replica al presidente azzurro della Regione Veneto è arrivata direttamente dal numero uno. «Galan ha sbagliato perché non conosce questa situazione: se ne è disinteressato», è stata la scudisciata di un Silvio Berlusconi molto irritato ai microfoni di Radio anch'io.
Non soltanto ignoranza dei fatti, ma addirittura disinteresse: è pesante il rimprovero del Cavaliere a Galan, suo collaboratore dagli anni Ottanta in Publitalia e governatore veneto dal 1995, il quale aveva giudicato Berlusconi «un po' lontano» dalla vicenda e aveva dipinto un partito «privo di attributi». Una tirata d'orecchi senza precedenti, più dura delle parole che il Cavaliere ha rivolto ieri agli alleati del centrodestra: «Verona è un caso sgradevole. Mi dispiace molto, ma sono ancora convinto che non bisogna andare alle elezioni con tre candidati», ha aggiunto Berlusconi lasciando intendere che non tutte le speranze di una soluzione unitaria sono perdute.
Le critiche di Galan erano state esplicite e non si limitavano alla gestione del «caso Verona» (con il leghista Tosi appoggiato da Carroccio e An, l'udc Meocci sostenuto da Forza Italia e Udc e il presidente della fiera Castelletti, su cui si puntava per tentare una sintesi, sceso in campo come terzo incomodo). Galan accusava i vertici del partito di «essere stati inesistenti», di aver trascurato i temi che interessano («federalismo, autonomia»), di non aver presentato propri nomi nemmeno a Vicenza e Chioggia secondo «una logica un po' fellona, un po' codarda per cui il candidato di Forza Italia si tira sempre indietro».
Ma la reprimenda di Berlusconi non ha chiuso la polemica perché tra gli azzurri veneti si sono levate altre voci in difesa di Galan, come quella dell'ex sindaco di Padova Giustina Destro («condivido le sue perplessità e la necessità di ridefinire i rapporti con le rappresentanze locali») e dell'europarlamentare vicentina Lia Sartori: «Due candidati ufficiali e uno ufficioso del centrodestra a Verona sono un errore, su questo Galan ha ragione». Il governatore ha trovato una sponda anche nel vicepresidente leghista della Regione, Luca Zaia: «Probabilmente a Berlusconi qualcuno ha riportato condizioni che non sono del tutto reali». Sdrammatizza invece il presidente di Alleanza nazionale: «Visto che è praticamente impossibile che vinca la sinistra al primo turno, per il centrodestra il voto sarà una specie di primarie», ha detto Gianfranco Fini.
C'è un ulteriore fronte di discussione aperto in Forza Italia. Nei giorni scorsi, assieme all'appoggio ufficiale per l'ex direttore generale della Rai in quota Udc, ai «big» azzurri di Verona è arrivata da via dell'Umiltà una seconda direttiva che non ha sollevato grandi entusiasmi: tutti in lista, per rafforzare l'immagine del partito e sostenere Meocci. Ma se parlamentari e consiglieri regionali dovessero candidarsi al consiglio comunale, avrebbero di fronte un bel dilemma: o togliere preferenze a quanti poi vi siederanno davvero, oppure esporsi alla poco esaltante figura di conquistare solo qualche manciata di voti.
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