Sarà un Natale memorabile per il cinema statunitense. Complice un lungo week-end festivo, gli incassi al botteghino saranno da record. Con molte sorprese, però, sui gusti degli americani che, spesso, ma non sempre, si riflettono su quelli del Vecchio Continente. Film super attesi che vivacchiano nelle retrovie del boxoffice, star considerate garanzia di successo che fanno buon viso a cattiva sorte. Il caso più clamoroso riguarda Clint Eastwood che solo l’altra sera sorrideva su Canale 5 all’«inviato» di Striscia la notizia Brumotti e alle sue evoluzioni ciclistiche. Ora, visto l’andamento del suo kolossal, forse, riderà un po’ meno. Solo un anno fa, con Gran Torino (4 Oscar) nel primo vero fine settimana di uscita aveva incassato quasi 30 milioni di dollari chiudendo solo in America a più di 148 milioni. Ora, in ben due settimane con il «vinto» Invictus, costato 60 milioni, non ha raggiunto i 20. Se non è un flop, poco ci manca. Ispirato alla vita di Nelson Mandela (Morgan Freeman) durante la Coppa del Mondo di rugby del 1995 in Sud Africa, Invictus (dal romanzo Ama il tuo nemico. Nelson Mandela e la partita di rugby che ha fatto nascere una nazione di John Carlin, Sperling&Kupfer) ha nel cast anche Matt Damon, paradossalmente anche lui troppo sorridente nella copertina che La rivista del cinematografo gli dedica questo mese. Il filmone di Eastwood, 134 minuti, in Italia uscirà il 26 febbraio, distribuito dalla Warner e allora sapremo se il pubblico italiano reagirà meglio. Ma storicamente da noi i film «sportivi» funzionano pochino. Sull’insuccesso americano pesa però molto l’assenza tra gli interpreti del mitico Ispettore Callaghan, un po’ come accade con Woody Allen. Sarebbe ingiusto affiancare Invictus a Avatar che in una sola settimana ha incassato più di 137 milioni di dollari. Ma come non rilevare che il fantastico mondo in 3D di James Cameron ha suscitato più interesse di quello reale e storico di Mandela, primo presidente di colore del Sud Africa?
Nella dialettica tra sogno e realtà, Clint Eastwood non è certo l’unica stella caduta di questo Natale. Per dire, neanche due star come Nicolas Cage e Eva Mendes, messe insieme in un film in odore di scandalo, Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans di Werner Herzog (uscito da noi a settembre dopo l’anteprima veneziana), hanno smosso il pubblico d’Oltreoceano. Il film ha totalizzato in cinque settimane solo 1 milione e 300mila dollari. Spiccioli per quel mercato.
La caduta degli dei non risparmia nemmeno George Clooney, che forse inizia ad avere più visibilità da noi che nel suo Paese, complice la love story con Elisabetta Canalis. Negli Sates Tra le nuvole di Jason Reitman, la commedia in cui interpreta un supermanager con superlavoro e superstress e il sogno d’abbandonare tutto (presentata al Festival di Roma e in uscita a fine gennaio) in tre settimane ha toccato i 12 milioni di incasso. Certo il film è partito in sordina, complice il divieto ai minori di 17 anni accompagnati da un adulto, in 175 cinema che ora sono decuplicati (per capirci Avatar è in quasi 3500 schermi), ciononostante sembrano lontani i tempi di successi come Ocean’s Eleven.
Anche il volto pulito di Hugh Grant sembra segnato dalle prime rughe. La commedia Che fine hanno fatto i Morgan? di Marc Lawrence (in Italia dal 19 febbraio) su una coppia prossima al divorzio che assiste accidentalmente ad un omicidio e finisce nel programma di protezione testimoni della polizia, pur quinta al box office con i suoi 10 milioni in una settimana, non ha sfondato come sperava la Sony.
Dunque, un inverno di stelle in caduta, quasi libera. E di resurrezioni inaspettate. La vera sorpresa di questo Natale è The Blind Side di John Lee Hancock, uscito da oltre un mese e arrivato a quota 172 milioni: la Warner si può consolare per la delusione di Invictus.
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