Ecco come la giunta «regalava» le farmacie

La moglie di un sindacalista. Un baldanzoso signore di 82 anni. E altre dodici persone, alle quali la giunta Vendola ha «regalato» le migliori farmacie della Puglia. Ieri il governatore ha denunciato «il tentativo di risucchiare l’immagine della nostra regione dentro un buco nero, una campagna scandalistica fondata sull’occultamento dei dati di realtà», citando per danni il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri che ne suggeriva «almeno l’interdizione». Intanto però si è allargata la Sanitopoli rossa, che già coinvolge una quindicina di persone, tra cui l’ex assessore regionale Alberto Tedesco ora senatore Pd, per corruzione, concussione, falso, truffa, voto di scambio e associazione mafiosa. Ora l’inchiesta punta dritta alla presidenza della Regione, e mette sotto accusa una legge che ha fruttato milioni di euro a 14 persone. Ieri i carabinieri hanno sequestrato nuovi documenti negli uffici della presidenza e nella sede del Consiglio regionale. Obiettivo: verificare se quel «regalo» che un paio d’anni fa fece insorgere gli ordini professionali dei farmacisti in tutta la Puglia fosse lecito, e soprattutto se nasconda un giro di tangenti.
All’origine di tutto l’assegnazione in via provvisoria da parte dei sindaci delle cinque province, era il 2001, di 14 esercizi ad altrettanti farmacisti inseriti in graduatoria dell’ultimo concorso, risalente a 10 anni prima. La legge nazionale prevede che i titolari provvisori restituiscano le chiavi ai vincitori del nuovo concorso, intascando da chi entra al loro posto un’indennità pari a tre volte la media del reddito del quinquennio. Milioni di euro, se una vincitrice a Barletta dovette sborsare un miliardo e 400 milioni di lire.
Solo che qui, dopo il nuovo concorso pubblicato sul bollettino ufficiale nel 2003, è scattata l’anomalia sulla quale indaga il sostituto procuratore Desireé Digeronimo. Perché restituite le chiavi e incassata l’indennità, i 14 gestori provvisori non si sono rassegnati a perdere le farmacie. E nel 2006 dalla giunta Vendola hanno ottenuto una legge ad personam che ha consentito loro di scegliere le sedi migliori fra le 22 farmacie disponibili in tutta la regione. Erano così certi di «vincere» il permesso, che non solo al nuovo concorso non parteciparono, ma aprirono i battenti il giorno dopo il provvedimento, già pronti con arredi e medicinali.
«Un doppio regalo: il primo per l’indennità ricevuta, il secondo per l’assegnazione di una sede senza concorso» annota Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente dell’Ordine dei farmacisti della Provincia di Bari e senatore Pdl. «Un provvedimento palesemente assurdo, tanto più che le farmacie sono state assegnate a persone non idonee, in quanto non presenti nell’ultima graduatoria» spiega l’avvocato Quintino Lombardo, che ha firmato il ricorso al Tar di Bari presentato da Ordine dei farmacisti della Puglia e Federazione nazionale. «Nonostante il Tar di Palermo avesse accolto un ricorso su una legge simile in Sicilia, il tribunale di Bari ha respinto il nostro ricorso - spiega il legale -. Ora aspettiamo la sentenza del Consiglio di Stato». Fra le storture, da annotare l’assegnazione a un farmacista di 82 anni, nonostante la legge fissi a 60 anni l’età massima per partecipare ai concorsi.
Al vaglio degli inquirenti è finita anche la legge regionale che, il 2 luglio 2008, ha abbassato il quorum demografico per l’apertura di nuove sedi nei comuni con meno di 12.500 abitanti. Su questa legge, avversata dagli ordini professionali e impugnata dal governo, si attende il pronunciamento della Corte costituzionale. Secondo Lombardo «fu il contentino».

Esaurite le farmacie disponibili infatti, e non potendo prevederne altre visto lo stallo demografico, la giunta trovò l’escamotage del quorum nei piccoli centri, con una delibera che permetterebbe l’apertura di circa 100 nuove farmacie.

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