Ecco l'agenda della ripresa: 8 punti per il rilancio dell'Italia

Ieri un confronto di quattro ore tra l'esecutivo, i sindacati e i rappresentanti delle categorie produttive del Paese. La ricetta anti crisi del governo prevede di unire allo sviluppo delle imprese il rigore dei conti pubblici. Queste le linee guida

Ecco l'agenda della ripresa: 
8 punti per il rilancio dell'Italia

Roma - Arrivare a «un patto com­plessivo assolutamente entro il me­se di settembre». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al ter­mine dell’incontro con le parti so­ciali ieri a Palazzo Chigi, ha voluto fornire ulteriori elementi di rassi­curazion esulla possibilità di supe­rare la crisi determinata dall’acca­nimento speculativo nei confronti dell’Italia invitando gli italiani a «non avere paura». Dalla riunione, ha rimarcato il premier, «esco con più ottimismo sulla volontà di tutti di cooperare: è il momento di rimboccarsi le ma­niche ». Anche perché l’immagine del nostro Paese fornita dai media «è più negativa di quella reale».

Per questo motivo si lavorerà senza so­luzione di continuità fino al mese prossimo su otto punti che rappre­sentano l’agenda del governo per la stabilità e la crescita e che recepi­scono le sei richieste di Confindu­stria, Cgil, Cisl, Uil, Abi, Alleanza delle cooperative, Rete imprese e di tutte le altre sigle che al vertice hanno presentato un documento comune. L’azione si concentrerà su temi che sono già all’attenzione del Par­lamento come l’introduzione del­l’obbligo del pareggio di bilancio nellaCostituzione(«ServizioStudi delle Camere, Corte dei Conti e Te­soro sono già al lavoro», ha antici­pato Tremonti), la riforma assi­stenziale e fiscale e il taglio dei co­sti della politica già abbassati dalla manovra e dai decreti varati dal go­verno su auto blu e compensi. L’ammodernamento delle relazio­ni industriali è materia del mini­stro del Lavoro Sacconi, che ha for­mulato all­e controparti varie ipote­si di rafforzamento della contratta­zione aziendale e degli enti bilate­rali in materia di collocamento e lottaal sommerso. Su questo cam­po ­ci sarà da superare l’ostilità del­la Cgil. Anche ieri il segretario gene­rale Susanna Camusso ha manife­stato la propria contrarietà a que­sto tipo di revisioni che costituiran­no la base del futuro Statuto dei La­vori.

Altri punti focali saranno il po­tenziamento delle reti di imprese e dei distretti turistici (con un maggior­e coinvolgimento dei fondi gestiti dalla Cassa depositi e prestitie dedicati alle pmi) e l’accelerazio-ne delle op­ere pubbliche già finanziate ma bloccate dalla solita burocrazia. In tale contesto si può inseri­re anche l’intenzione di garantire la spesa dei fondi strutturali euro­pei per non perdere quest’anno sette miliardi di euro da dedicare non solo alle infrastrutture ma an­che alla formazione professionale.

Come ha ribadito ancora una volta il ministro dell’Economia Giulio Tremonti «il pil non si fa per decreto» e comunque tutto questo percorso sarà un continuo « work in progress », gli ha fatto eco il titola­re dello sviluppo, Paolo Romani. Restano perciò da superare altre prove, a cominciare da quelle dei mercati dopo l’ennesimo rovescio borsistico. «C’è stata una concor­dia mai notata in tutti gli incontri cui ho partecipato in 18 anni»,ha ri­levato enfaticamente Berlusconi. E se per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni comunque già questa maggiore collegialità è un segnale di discontinuità, la stessa presidente di Confindustria, Em­ma Marcegaglia, ha messo tra pa­rentesi uno dei punti programma­tici sui quali la convergenza non è totale. Privatizzazioni, dismissio­ni del pa­trimonio pubblico e libera­lizzazioninonraccolgonoconsen­so unanime. Ancora una volta la Cgil ha messo le mani avanti pur non rovesciando il tavolo come suo solito. Imprenditori e sindaca­ti­non sono poi favorevoli a un anti­cipo dei saldi della manovra (chie­sto pure dalla Bce) poiché «avreb­be effetti depressivi» sull’econo­mia.

L’impressione è che il sentie­ro, nonostante l’obbligatorio affie­volimento delle reciproche ostili­tà, sia comunque stretto.

A parte la responsabilità di Casini, il ripeter­si della «tavolata» imprenditorial­sindacale con le opposizioni ha sortito solo l’ennesimo attacco al Cav. D’altronde, lo stesso premier ha ribadito che nessuno in Europa «ha la bacchetta magica». Bisogna solo lavorare sodo e confrontarsi con l’irrazionalità dei mercati.

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