Ecco le lettere «pazze» di Provenzano

Il problema è capire se c’è o ci fa. Se ai familiari scrive a quel modo perché ha davvero problemi di salute dovuti a un tumore alla prostata e ai postumi di un’ischemia diagnosticata nel 2009 oppure perché è un formidabile impostore che seppur malato la fa ancora più piagnucolosa mandando messaggi in codice all’esterno e simulando uno stato di parafollia per uscire dall’alienazione detentiva del 41 bis. O l’una o l’altra cosa, dunque. Il difensore del capomafia Bernardo Provenzano, latitante per 46 anni e arrestato nel 2006, ovviamente propende per la prima ipotesi: «Posto che le lettere passano per la censura del carcere, e che a quanto ci risulta non sono state oggetto di attenzione da parte dell’autorità giudiziaria - dice l’avvocato Rosalba Di Gregorio - parlare di messaggi criptati è inutile. Il detenuto Provenzano sta malissimo. E non lo dico io, che lo difendo. Lo affermano le perizie mediche e la tac fatta nel 2009 che ha evidenziato una sindrome di Parkinson».
La Di Gregorio non chiede la scarcerazione del suo cliente ma solo «una dignità della detenzione» con cure mediche in struttura adeguate. Tutto ciò a prescindere dal «fine pena mai» da scontare in cella. Il legale non arriva a sostenere quel che disse il figlio del boss a Repubblica («ripristinate la pena di morte ad personam se proprio dovete tenere mio padre in quelle condizioni»). Certo è incredulo del sentimento di vendetta che alberga in tante persone, come la presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, che commentando sul blog «Giustizia giusta» la denuncia della Di Gregorio se la prende con chi ha aiutato Provenzano nella sua latitanza e con quanti, «paladini di Francia» stanno brigando per «rimandare a casa (...) uno che ancora ha da chiedere dopo essersi preso tutto il Paese e la vita di migliaia di figli degli altri».
Le lettere di Provenzano, che il combattivo periodico siciliano «S» da stamattina spedisce in edicola, a una lettura senza retropensieri raccontano una persona in stato confusionale, ossessivamente alle prese con gli stessi concetti, che balbetta frasi sconnesse. Al di là dei limiti di grammatica, già emersi con la lettura dei famosi «pizzini» trovati nella masseria di Corleone, Provenzano sembra andare in tilt all’improvviso. Quando spiega alla moglie di esser stato visitato dai medici. «Amore mio carissimo. E figli Angelo e Paolo con gioia ho ricevuto la vostra lettera...amore mio carissimo non ricopio a tutto quello che mi chiedi spero spero spero con il tempo di spiegarti...amore mio mi dice se sò cosa anno scritto nel diario non l’ho letto ma tu mi che ho avuto un eschemia, non so cosa sia».
Il 9 giugno scorso Provenzano sembra vivere fuori dalla realtà: «Ma io sono qui, da solo, non so dove sono. Oggi c’è la videoconferenza non ci vado per scrivere e voi potete parlare con l’avvocato dicci la nostra posizione ed chiedere per ottenere colloqui tra i mia moglie e i miei figli Angelo Paolo e mamma con lo sta bene con avvocato perché io sono forse più malato di quello che vi dico». Sempre a giugno Provenzano risponde alla moglie che chiede cosa portargli «al prossimo colloquio», ricopiando pari pari la lettera che la stessa aveva inviato. Il disorientamento, per il legale, il capomafia lo raggiunge nel telegramma al fratello: «Mio cario fratello e Figlio come state padre e figli si uanomia si incoraggia essendo in due.

Io vi chedo scusa, e cioè mi prometto di scrivervi e sorte no veglio chiare vi sforzanoa emesso senza scrivere il miop pensiero s sforzae si vede la mia vecchiaia (...). Vi benedica il signore vi protegge». Se «ci fa», Provenzano è un genio del Male. Se «c’è» è un problema che uno Stato civile non può più rimandare.GMC

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