New York - Nel settembre del 2004 la curiosità del regista Amir Bar-Lev fu tale da convincerlo a bussare alla porta della casa della famiglia Olmstead, nel paesino di Binghampton, nella campagna dello Stato di New York. In quella casa viveva Marla, una bambina prodigio che a 4 anni già vendeva quadri in tutto il mondo.
Marla aveva giocato con i colori, come tutti i bambini, fin dall’età di due anni, guardando il padre dipingere. Suo padre aveva regalato un paio di quadri ad un amico che possedeva un ristorantino in paese, qualcuno li aveva visti e aveva offerto qualche centinaia di dollari per portarseli a casa. La voce si era sparsa in paese e nel giro di pochi mesi il nome di Marla Olmstead era diventato sinonimo di pura genialità, tanto che i suoi quadri avevano raggiunto cifre da capogiro
Bar-Lev ha poi ottenuto il permesso di girare un documentario, intitolato My kid could paint that, che sta uscendo in questi giorni nelle sale americane e che però ha rivelato una storia meno felice. Che dietro al «genio» di quella bambina si nasconde probabilmente una truffa. Che in realtà è il padre a consigliarla e a guidarla. Peccato perché all’inizio tutti avevano creduto al genio di Marla. Critici come Michael Kamerman, del New York Times, l’avevano definita un «genio della pittura espressionista astratta» e Marla era finita nei talk-show di Oprah Winfrey e David Letterman. Ditte come la Gap e la Crayola le avevano offerto generose sponsorizzazioni. A quattro anni Marla aveva addirittura firmato un contratto col suo agente, Anthony Brunelli, proprietario della Fine Arts Gallery, mentre sul conto in banca aperto a nome della figlia, sua madre Laura e suo padre Mark avevano versato i primi 40mila dollari (32mila euro) per le sue 24 opere. Per gli esperti, i quadri di Marla erano rigorosamente astratti e variopinti, la baby-pittrice usava colori acrilici che spargeva col pennello e con le dita su tele di vaste dimensioni. Le tele avevano titoli come «Dinosauro», «Sole asiatico», «Sospeso». La quotazione dei suoi quadri era arrivata a 300mila dollari, ma poi lo show televisivo Sixty Minutes l’aveva filmata, mentre il padre le dava delle ovvie dritte e mentre lei dimostrava, come i bambini della sua età, di non aver sempre voglia di dipingere, spingendo un famoso critico ad affermare: «Non vedo nessun genio negli schizzi di questa bambina, vedo solo una normale ragazzina che segue i suggerimenti di una guida esperta, suo padre».
Il regista Bar-Lev voleva semplicemente girare un documentario positivo: «Voglio raccontare la verità su questa bambina geniale - aveva promesso alla famiglia -. Dopo che i media l’hanno fatta a pezzi». Ma adesso è il suo film a raccogliere calorose critiche; perché dopo aver trascorso un anno con gli Olmstead, Bar-Lev ha dovuto dimostrare con le sue immagini che di finzione si tratta.
Mentre i genitori insistono a dire che il «lavoro» di Marla è molto diverso quando non c’è una cinepresa che la filma, nel documentario si sente Marla che ordina al padre di aiutarla e di dirle esattamente cosa fare. Bisognerà vedere se adesso il pubblico continuerà a credere nel suo genio creativo: sul suo sito, marlaolmstead.com, i suoi quadri per il momento sono ancora offerti a prezzi da capogiro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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