Ecco perché Briatore può salvare la Formula 1

L’uomo sanzionato, punito, radiato e, visto che il termine è ormai di moda, anche sputtanato per via dell’incidente di Singapore 2008, delle accuse di Piquet e della condanna senza prove nel processo farsa Fia, ebbene, quest’uomo alla fine potrebbe far del bene a tutta la Formula 1.
Flavio Briatore nei panni di salvatore del Circus è un’immagine un tantino forte, troppo ecumenica, per cui meglio soprassedere. Preferibile immaginarlo nei soliti panni griffati mentre si difende e, proteggendo se stesso, di fatto, aiuta a salvare la Formula 1 ormai allo sbando. Perché Jenson Button campione del mondo fa piacere, pensando al simpatico bellone inglese, ma fa male ricordando le sue modeste doti di guida. Perché la BrawnGp campione del mondo fa piacere pensando ai trascorsi ferraristi di mister Ross, ma fa male ricordando il diffusore furbetto che la Fia e Max Mosley e i suoi giudici avevano decretato legale quando il buonsenso spingeva tutti gli altri team a non studiarli visto che erano palesemente non a norma. Tutto questo per dire che il campionato assegnato domenica è un campionato tarocco; o per non dire delle polemiche legate a certe voci: per esempio quelle su un uomo di fiducia di Mosley che avrebbe fatto pressione per dirottare sponsor da una team a un altro. Roba brutta, insomma.
Per cui la F1 è sempre più allo sbando, ha bisogno di essere salvata e non potranno certo farlo da soli Jean Todt o Ari Vatanen, rispettivamente ex capo ferrarista ed ex campione di rally, candidati venerdì alla successione di Max Mosley (con il francese favoritissimo vista la fama di gran manager e vista la sponsorizzazione del presidente uscente). Non potranno perché il Circus dopo il processo all’ex capo della Renault F1, e dopo il mondiale tarocco appena assegnato, non è più credibile. Ed è proprio per questo che, d’ora in avanti, Briatore potrebbe trovarsi a indossare, involontariamente, i panni del purificatore dell’ambiente. Difendendo se stesso, aiuterebbe tutti quanti, Ferrari compresa, che il diffusore e i giochetti primaverili sul tetto ai costi proprio non li aveva graditi. Ne beneficerebbe persino uno storico nemico di Briatore, quel Ron Dennis cancellato dalla F1 per via della spy story 2007 e per volere di Mosley, che gliel’aveva giurata da tempo. In molti, ora, a freddo, sono concordi: la punizione per il team inglese era stata più che sufficiente; non era il caso di spingere il patron della squadra a lasciare le corse quasi fosse un lebbroso.
Per aiutare se stesso e gli altri, Briatore ha però bisogno che il tribunale di ultima istanza di Parigi (dove ha sede la Fia) gli dia ragione quando, il 24 novembre, verrà esaminata l’azione legale presentata ieri con urgenza dai suoi legali per annullare la sentenza e la radiazione. Se dovesse vincere, Briatore non avrebbe alcun problema a presentarsi davanti al consiglio mondiale della Fia, innanzi a un nuovo presidente, per difendersi e per portare tutte le prove a supporto della propria estraneità all’incidente di Piquet. Anche perché mancano riscontri veri alla confessione del pilota e i dubbi sulle sue parole crescono.


Insomma, Briatore che si difende e la necessità di far luce sul suo caso, rappresenterebbero un assist unico per il neo presidente Fia voglioso di ridare credibilità all’intero Circus e di dimostrare che la Federazione non è più uno “Stato” indipendente e para dittatoriale.

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