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«Ecco perché l’erede dei Savoia è il principe Vittorio Emanuele»

L’avvocato Franco Malnati ha scoperto un documento che dimostra che Amedeo d’Aosta «non è parente stretto della Casa Reale»

«Amedeo è ormai in combutta con i nemici della monarchia», tuona l'avvocato Franco Malnati. C'è un'investitura che arroventa gli animi. Divide. Appassiona. E, per quanto sotto traccia, coinvolge molte persone. E non è l'investitura per il Partito democratico, figurarsi. La questione è: il legittimo erede al trono è il figlio dell'ultimo re, Vittorio Emanuele, o il «cugino» Amedeo d'Aosta? Lo scontro è ormai senza esclusioni di colpi. L'avvocato Franco Malnati non è uno qualsiasi. «Consultore del regno», è l'autore del libro La grande frode, dove la frode è ovviamente il referendum del '46. «Un colpo di Stato» riassume lui. A dispetto degli 84 anni, suonati, è pronto a dar battaglia. E ora salta fuori un nuovo documento che dovrebbe polverizzare le pretese dell'«odiato Aosta». È la sentenza della commissione elettorale che nell'83 riconosceva il pieno godimento del diritto di voto ad Amedeo perché «non parente stretto» dei Savoia.
Perché sono infondate le richieste di Amedeo d'Aosta?
«Perché non ha parlato prima? Soltanto nel settembre 2002 il duca Amedeo d'Aosta comincia a sollevare la questione. Poco prima aveva pubblicato un libro con Fabio Torriero, Proposta per l'Italia, sull'ipotesi di un'entrata in politica, in cui si dichiara terzo nella linea di successione dinastica: prima di me ci sono Vittorio Emanuele e Emanuele Filiberto. Due mesi dopo entra a piedi uniti: il capo di Casa Savoia sono io. Accade in concomitanza con il rientro dall'esilio di Vittorio Emanuele e del figlio. Poi riparte all'attacco il 7 luglio 2006...».
Capito: lei suggerisce una coincidenza con l'inchiesta cosiddetta Vallettopoli 1 della Procura di Potenza e l'arresto di Vittorio Emanuele. E il nesso?
«Certo che c'è un collegamento. Prima si è voluto neutralizzare il ritorno dei Savoia in Italia facendo emergere una dissidenza monarchica. Poi il duca d'Aosta ritorna alla carica con grande violenza in occasione dell'arresto di Vittorio Emanuele».
Non crede che quell'inchiesta fosse un atto dovuto?
«Operazione a orologeria. Un'operazione politica si è associata all'operazione giudiziaria. E Amedeo è in combutta con i nemici della monarchia».
I «nemici della monarchia»?
«Ma sì, gli ambienti repubblicani. Giornalistici, non giornalistici...».
Ma tralasciamo per un attimo i complotti presunti o reali (e regali), e occupiamoci del nuovo documento emerso dagli archivi: la sentenza, 2 novembre 1983, della Commissione elettorale mandamentale di S. Giovanni Valdarno. Circa l'esclusione dall'elettorato attivo dei discendenti di casa Savoia, recita: "(Amedeo Savoia Aosta) Non può ritenersi compreso tra i discendenti di casa Savoia, cui la XIII disposizione transitoria della Costituzione nega il diritto all'elettorato attivo, un collaterale in settimo grado dell'ex re Umberto II».
Dunque?
«Non è neppure un parente, legalmente la parentela si esaurisce dopo il sesto grado».
E con il matrimonio di Vittorio Emanuele con una non nobile, che lo ha fatto decadere da erede al trono, come la mettiamo?
«Nella lettera, datata 25 gennaio 1960, Umberto II stabilì che qualora avesse dato corso all'esclusione, lo avrebbe comunicato a tutte le case reali e al popolo italiano. Cosa mai avvenuta».
Scusi: Amedeo d'Aosta è in possesso della copia autentica della lettera in cui Umberto II, proprio per questo motivo, esclude il figlio Vittorio Emanuele e incorona lui come «Capo della Casa reale Savoia».
«L'autenticità di quella copia è molto discutibile. È invece un fatto gravissimo che lettere private siano uscite dall'archivio di Umberto II e siano finite nell'archivio del duca Amedeo d'Aosta».


Non negherà che il «matrimonio diseguale» resti comunque un argomento forte?
«Guardi, quello tra Vittorio Emanuele e Marina Doria è un matrimonio perfettamente riuscito. Non sarebbe il caso che il duca d'Aosta guardasse in casa propria?».
pierangelo.maurizio
@fastwebnet.it

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