Ecco come sarà l'Italia di domani

L’opposizione sperava nella débâcle. E invece il Cav convince Bruxelles: nel piano innalzamento dell’età pensionabile e meno vincoli ai licenziamenti. È la strada delle riforme liberali

Ecco come sarà l'Italia di domani

L’unica lettera di Berlusconi che l’opposizione avrebbe gradito sa­rebbe stata quella delle sue dimis­sioni. La lettera che il governo ha inviato ieri all’Unione Europea (e che pubbli­chiamo nelle pagine interne) contiene piuttosto un programma di politica economica liberale. A cui il governo si «inchioda» definendo anche i tempi (strettissimi) per la sua realizzazione. Ci si augura che sia la volta buona.

La lettera europea si compone idealmente di due parti. La prima riguarda la tenuta dei conti pubblici italiani. Su questi c’è poco da dire. L’Italia ha fat­to meglio di tutti i suoi partner europei: ha tenuto a bada la crescita del debito pubblico (relativa­mente ai suoi vicini di casa) grazie al conteni­mento dei deficit annuali. Bene come noi hanno fatto solo i virtuosi tedeschi. Ma ovviamente par­tivamo da una posizione decisamente peggiore ed è per questo che gli sforzi fatti fino a ora non bastano.

La seconda anima della missiva riguarda la crescita economica. Unica ricetta per bastonare il debito pubblico e dare una speranza di lavoro alle generazioni più giovani. E su questo il gover­no è stato chiarissimo. Da una parte una forte opera di contenimento della spesa pubblica,dal­l’altra un’iniezione di libertà nelle imprese e nel­la società.

La spesa pubblica si può contenere solo an­dando a toccare i gangli vitali che la alimentano: pubblica amministrazione e previdenza. Il go­verno si è impegnato formalmente a farlo.

Più decisive ancora sono le misure per lo svi­luppo. Il principio è quello di liberalizzare e pri­vatizzare ovunque si possa. Si deve intervenire sul mercato del lavoro rendendolo più libero an­che grazie al superamento del tabù dei licenzia­menti. Berlusconi ha una certa expertise sulla ma­teria: nel 2003 proprio su questo (mentre nel 1994 il caso fu la riforma delle pensioni che poi fe­ce il suo successore Dini) ingaggiò una battaglia dura con ilsindacato: che di fatto perse.Ora la ri­propone con il timbro e l’avallo europeo. In Italia di fatto si può licenziare anche nelle imprese con più di 15 dipendenti: ma il problema è che per far­lo tocca portare i libri in tribunale. Non si tratta del modo più efficiente per far girare il mercato.

Ovviamente maggiore libertà di licenziamento da sola non basta. Occorre, come è scritto nella lettera, smontare corporativismi anche nel setto­re delle professioni. Buona l’idea di considerare le tariffe minime alla stregua di un consiglio. Accanto al piano di liberalizzazioni, è previsto un massiccio intervento di privatizzazioni sia lo­cali sia immobiliari. In bocca al lupo, ma la stra­da è quella giusta.

L’Europa ha ovviamente apprezzato il compi­to svolto. E Berlusconi riceverà due ordini di criti­che: una da sinistra e l’altra da destra. Partiamo con la prima: si tratta di un libro dei sogni.

È vero, ma fino a quando ha una maggioranza parla­mentare, sulla carta, avrà la possibilità di realiz­zarlo. Da destra: nulla si dice sulla riduzione del pe­so fiscale. Ci auguriamo che sia una prudenza verso l’Europa,che di questi tempi mal sopporta ogni tipo di rilassamento tributario. Sbagliando.

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