Il convoglio di jeep e blindati rimbalza sullo sterrato. Limmagine traballa, sussulta, poi la vampata arancio brucia lo schermo. Secondi infiniti di polvere e fumo. Un Allah Akbar, Dio è Grande, lancinante nel sottofondo di spari, urla, esplosioni, la nebbia della guerra che si dirada, lorrore in primo piano di un torso incenerito, avvizzito, sullo scheletro del blindato consumato dalle fiamme. Kalashnikov alzati. Kefiah esultanti. La musica parossistica sfumata nel silenzio di unocra senza fine. La telecamera lo cerca, lo inquadra. Una divisa americana allorizzonte. Una sentinella smarrita, inconsapevole dellocchio lontano. Limmagine ondeggia, lo zoom allarga. A sinistra della telecamera un Dragonov, il kalashnikov dei cecchini. Il puntino del soldato oltre il cannocchiale e il mirino. Lo zoom stringe, la canna del Dragonov saccende. Il soldato va giù come un sacco vuoto, agonizza nel sangue. Altra musica, altra esultanza.
Va avanti così, 24 ore su 24. La chiamano lMtv dellorrore, ma per migliaia di sunniti è soltanto Al Zawraa Tv. Come dire Tele Bagdad. «I video si ripetono, ma la gente la segue sempre, è curiosa, non vuole perder le novità... è diversa dalle solite notizie con solo immagini di civili uccisi», spiega Salim Abdullah, parlamentare sunnita. Ma tra il raccontare e il guardare cè un oceano di sangue. Quello sputato in faccia ai telespettatori assieme alle incitazioni allodio affidate ai volti giovani e sorridenti dei due presentatori. Lui in divisa da feddayn saddamista. Lei con la stessa uniforme verdastra, ma il capo velato. Poche misurate, tambureggianti parole. Quel che basta per passare da un video allaltro. Dallamericano abbattuto, allautobotte vaporizzata da un razzo. Dai cadaveri dei sunniti torturati alle incitazioni ad ucciderli di un fanatico sciita. Sotto ogni video, immancabile come su Mtv, il logo degli autori. LEsercito Islamico, quello che uccise litaliano Enzo Baldoni, inconfondibile per il suo grand guignol, curato, ben girato, quasi impomatato. Lorrore da morgue tremolante e un po confuso dellEsercito dei Mujaheddin. Quello indistinto e sempre troppo distante dellEsercito di Rashideen.
Manca Al Qaida. Lui Mishan Al Jabouri, il padrone, li odia al pari degli «occupanti» e del «governo collaborazionista». Così Al Zawraa trasmette solo orrore nazionalista, solo stragi e attentati nel segno del saddamismo duro e puro. Buon sangue non mente. Prima dinventarsi quel buco della serratura sullorrore Al Jobouri era stato un fedelissimo di Saddam, un socio daffari del sanguinario figlio Udai. Contrabbandarono sigarette e accumularono quattrini fino alla metà degli anni Novanta, quando una lite con il pargolo feroce costrinse Al Jabouri alla fuga. Nel 2003 quellesilio fu garanzia di riciclo. I sunniti di Mosul lo elessero al Parlamento. Gli americani gli versarono milioni di dollari in cambio dei servizi di un inesistente esercito di guerrieri sunniti pronto a difendere le condutture petrolifere. Quando un anno fa si ritrovò in esilio a Damasco inseguito dallaccusa di corruzione investì un po dei soldi incamerati per vendicarsi di tanta irriconoscenza. Ma neppure lui si aspettava tanto successo creando un palinsesto con i video scaricati dai siti della guerriglia.
Linatteso successo costa poco o nulla. Solo il canone daffitto di quel Nil Sat egiziano che, incurante delle proteste di Washington e Bagdad, continua a diffonderla. Anche lirruzione negli studi di Bagdad e la loro chiusura è servita a poco. «Ora - spiega al telefono da Damasco questo Murdoch dellinsurrezione - trasmettiamo dalle zone della resistenza dove gli americani non hanno alcun controllo».
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