Alitalia, prestito dei soci: servono 150-200 milioni

Si sono confrontati per sette ore - dalle 10 alle 17 - i consiglieri dell'Alitalia. La prima riunione dell'anno è stata più che turbolenta, «di fuoco», come l'ha definita uno di loro. La situazione è critica, la cassa è pressoché azzerata tanto da mettere a rischio - com'è trapelato da autorevoli fonti - il pagamento degli stipendi di febbraio.
Da tempo si parla di una progressiva erosione del capitale e della necessità di iniettarne di nuovo, ma ora i tempi si sono fatti stretti. Ieri, stando alle informazioni raccolte dal Giornale, i consiglieri hanno assunto una decisione di massima per un prestito dei soci alla società, quantificato nell'ordine del 150-200 milioni. Il consiglio è stato riconvocato per il 4 febbraio proprio per verificare la concreta disponibilità degli azionisti a mettere mano al portafoglio e, di conseguenza, per deliberare la cifra esatta del finanziamento e la sua ripartizione.
Perché un prestito e non un aumento di capitale? Innanzitutto per l'urgenza: il finanziamento è immediato, l'aumento ha bisogno di maggiori formalità, a cominciare da una delibera assembleare e quindi di tempi più lunghi. Inoltre, l'aumento è tipico capitale di rischio, che può andare perduto, il prestito è una posta che deve essere restituita; in altre parole, è più protetto. Un prestito, inoltre, anche se effettuato da una minoranza di azionisti, non altera il loro peso nel capitale. Sullo sfondo, in una prospettiva da qui a fine anno, c'è la cessione ad Air France; ma tempi e modi sono ancora tutti da stabilire, e se prima del cambio di proprietà fosse necessario abbattere il capitale, un finanziamento dei soci non ne verrebbe toccato. Decisione più prudente, quindi. In questa settimana ci sarà dunque la verifica delle volontà e la conta di chi ci sta e chi non ci sta.
La necessità di un finanziamento ha confermato come la decisione di scorporare il Club Mille Miglia sia un'operazione puramente contabile; utile a valorizzare le voci patrimoniali del bilancio, ma incapace, da sola, di far fronte alle esigenze di fornitori e dipendenti (che sono tipicamente «cash»).
L'amministratore delegato della compagnia, Andrea Ragnetti, ha riferito ieri sull'andamento dell'attività.

Il preconsuntivo 2012 mostrerebbe conti in rosso ma linea con le previsioni (più volte l'ad si era detto fiducioso di chiudere il miglior quarto trimestre della storia recente di Alitalia), e anche l'avvio del 2013 non starebbe riservando sorprese, compatibilmente con le condizioni complessivamente depresse dell'economia e del trasporto aereo. Per i numeri definitivi del 2012 bisognerà aspettare il 25 febbraio.

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