Rischio bolla per l'Aim, il listino destinato alle micro società dalle grandi aspirazioni. Con il lancio dei Piani individuali di risparmio (Pir), strumenti esentasse dedicati agli investitori privati e concentrati sulle piccole e medie imprese, l'Aim è di nuovo di moda. Forse troppo. Le matricole tornano ad affollare il listino (lunedì è stata Digital360, una settimana fa a debuttare erano state Finlogic e Wiit) e le quotazioni decollano. Ma lo scoppio della bolla potrebbe essere vicino.
Da inizio anno l'Aim ha corso un vero e proprio rally (+30%, tre volte guadagnato dal Ftse Mib nello stesso periodo) sostenuto dall'avvento dei Pir. Clabo, ad esempio, che di mestiere fa vetrine per pasticcerie e arredi professionali (tra i suoi clienti annovera Häagen-Dazs), da inizio anno ha registrato una performance stellare: +550%, nel solo ultimo mese il titolo ha raddoppiato il proprio valore fino a toccare 28 milioni di capitalizzazione, pari a 40 volte gli utili attuali (valutazioni superiori a quelle dell'alta gamma del lusso) e 7 volte quelli attesi nel 2020. E non è l'unico caso.
Safe Bag, specializzata nella protezione dei bagagli in aeroporto, ha messo le ali quintuplicando, in sei mesi, il proprio valore di Borsa (+77% in un mese); Smre, specializzata nei motori elettrici e forte anche accordi con Piaggio e operatori asiatici, da inizio anno ha triplicato il proprio valore di mercato; Gambero Rosso ha guadagnato da inizio anno il 270% e, nell'ultimo mese ha raddoppiato il proprio valore. Non c'è da stupirsi che, in questo scenario, a Piazza Affari inizi a serpeggiare qualche dubbio sulla tenuta del mercato.
Cetto, non è detto che a un rally corrisponda necessariamente una sopravvalutazione del titolo come ricorda Alberto Franceschini, presidente di AmbroMobiliare, società quotata sull'Aim e advisor di 29 di matricole già sul listino e di altre due prossime debuttanti. Pur ammettendo che diversi titoli abbiano corso molto negli ultimi mesi, forse anche troppo, il manager invita infatti a considerare prospettive e piani di sviluppo dei singoli. In taluni casi potrebbe addirittura esserci ulteriore spazio di rialzo.
In tutto le aziende presenti sull'Aim sono un'ottantina per un valore di mercato intorno ai 3-3,5 miliardi (Piazza Affari vale all'incirca 600 miliardi), pari, sostanzialmente alla raccolta fin qui effettuata dai Pir che, per legge, devono investire il 21% in strumenti finanziari emessi da imprese diverse da quelle sull'indice principale.
Le società quotate all'Aim tuttavia oltre allo scontro con la realtà, ai problemi legati alla liquidità (tre titoli ieri non hanno registrato contrattazioni) e al basso flottante, per cui l'ingresso o l'uscita di un operatore istituzionale, può determinare un'enorme volatilità sul titolo, rischiano di annegare in un oceano di warrant. In fase di Ipo, le aziende dell'Aim hanno spesso concesso, gratis, simili strumenti che consentono al titolare di acquistare, sulla base di piani pluriennali e a prezzi prefissati (in molti casi più bassi rispetto a quelli attuali dopo al rincorsa di questi ultimi mesi) i titoli corrispondenti.
Con un Aim in pieno rally, le opportunità di arbitraggi si sono moltiplicate e rischiano di penalizzare l'andamento dei titoli coinvolti, un trentina in tutto.Più che l'eventualità di una bolla Franceschini teme però l'aumento dei copsti e dei vincoli normativi che potrebbero limitare l'accesso all'Aim.
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