Amazon punta a conquistare anche gli aeroporti. Potrebbe essere questo, secondo indiscrezioni dell'agenzia Reuters non confermate, né smentite, l'obiettivo dei prossimi anni, con l'ingresso dei punti vendita Amazon Go nei principali aeroporti del mondo, per gestire duty free o altri spazi commerciali. Proprio là dove i consumatori sono più propensi all'acquisto: il mondo del commercio aeroportuale ha un valore stimabile in 100 miliardi di dollari in tutto Pianeta. E le sole 12 maggiori aerostazioni americane vedono muoversi oltre 350 milioni di passeggeri l'anno.
Il modello Amazon Go, finora sperimentato con sette punti vendita tra Chicago, San Francisco e Seattle, è l'ideale perché ha eliminato una perdita di tempo che, per chi deve prendere l'aereo, può essere fondamentale nella decisione d'acquisto: la cassa. Con Amazon Go il cliente entra nel negozio, si fa riconoscere all'ingresso attraverso la lettura di un codice sul proprio telefonino (che avviene nel passaggio di un tornello) e da quel momento centinaia di telecamere seguono i suoi movimenti mentre sofisticati sensori registrano quando afferra un prodotto e lo ripone nel carrello. Così, quando esce, sempre passando dal tornello, il conto gli viene addebitato direttamente sulla carta di credito, sempre via telefonino; e se il cliente ha un ripensamento e rimette la confezione sullo scaffale, i sensori fanno il percorso inverso e lo scaricano dal carrello digitale. Alla fine, la persona se ne va senza la barriera delle casse, quindi senza fila e senza la seccatura di porre gli acquisti sul nastro. Tutto è pagato in via elettronica.
Va da sé che la diffusione di Amazon Go anche negli aeroporti significherà semplificare e incentivare gli acquisti del viaggiatore, che quindi potrà anche spendere di più. La spinta d'impulso all'acquisto misurata in un aeroporto non ha pari nel mondo commerciale: l'aeroporto è il luogo dove si può avere fretta, ma anche dove si può dover attendere molto e quindi ci si può meglio dedicare agli acquisti.
Secondo le indiscrezioni, Amazon, sarebbe in contatto con alcuni scali Usa. In particolare esisterebbero tracce - non confermate dagli interessati - di email e di contatti avvenuti in giugno tra Amazon, suoi consulenti e manager del Los Angeles International Airport per studiare l'apertura di negozi senza cassa all'interno dello scalo. Un altro contatto sarebbe stato stabilito da Amazon con il San Jose International Airport.
Tra le motivazioni strategiche che spingono il gigante di Seattle in questa direzione c'è la scommessa, per i marchi interessati a entrare nei circuiti Amazon Go, di conquistare una visibilità planetaria essendo presenti in appena una dozzina di grandi aeroporti.
D'altro canto, per Amazon, la scommessa è anche quella di affrontare nuove sfide, molto diverse da quelle che il gruppo - che fino a poco tempo fa vendeva solo qualche libro on line - ha affrontato finora. Il business aeroportuale comporta costi importanti nell'ambito della sicurezza, perché obbliga i lavoratori a protocolli severi e complessi. Inoltre, per garantirsi spazi adeguati negli scali importanti, bisogna mettere in conto investimenti non indifferenti.
E non solo, perché le licenze aeroportuali prevedono anche di partecipare alle gare per le concessioni. Insomma, tutta roba nuova, reale e «pesante» per il grande capo di Amazon, Jeff Bezos. Ma c'è da scommetterci: se deciderà di farlo è perché, come al solito, avrà visto lontano.
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