Rodolfo Parietti
Quando c'erano i treni a vapore, e il binario era triste e solitario, non sarebbe mai successo. Ma questa è l'epoca dello sferragliare ad alta velocità, del congiungimento ferroviario da città a città rapido come un'intramuscolo, in cui spesso è d'abitudine lo smanettare da smartphone, computer o app per prenotare, rapidamente e a distanza, il biglietto. E così, per l'ignaro viaggiatore, può scattare l'inghippo informatico. Ne sa qualcosa Trenitalia, giusto sanzionata dall'Antitrust con una multa da cinque milioni di euro e obbligata a pubblicare sul sito un comunicato-gogna per il modo un po' troppo disinvolto con cui propone ai clienti le soluzioni di viaggio. Insomma, finora succedeva così: sia che si usasse una biglietteria self-service in stazione, sia il sito delle FS, oppure l'app dedicata, all'utente venivano offerte sempre e soltanto le veloci - e più costose - carrozze delle Frecce. Niente treni regionali, più lenti ma economici: estinti come le locomotive a carbone. Questa, almeno, la versione dell'Authority. Respinta dalla società guidata da Barbara Morgante, secondo cui le esigenze del cliente sono sempre state «poste al centro». Segue la difesa dei sistemi di vendita, incardinati su «tre concorrenti parametri: minore durata del viaggio, minore distanza percorsa e minore numero di cambi, senza che il prezzo del biglietto assuma alcuna rilevanza a tal fine. Inoltre, da anni, sono state rese fruibili ulteriori funzioni di ricerca, come ad esempio un'apposita sezione per i treni regionali».
L'Antitrust è invece del parere che solo un viaggiatore particolarmente attento può scovare la specifica ricerca con l'opzione «Regionali». Roba chi non ha fretta. Agli altri toccano istruzioni non proprio cristalline perché omettono «numerose soluzioni con treni regionali, pur trattandosi di alternative sostituibili a quelle invece mostrate». Non solo. L'Autorità ha anche rilevato che «la soluzione di viaggio che prevede un cambio e l'utilizzo di treni regionali non è mai inclusa nei risultati di ricerca e non è altrimenti rintracciabile, laddove la partenza sia in prossimità di una soluzione che utilizza Frecce e Intercity (l'unica invece sempre mostrata) anche solo di pochi minuti più veloce».
Con l'aggravante, spiega l'Antitrust, che la società non ha «in alcun modo informato i consumatori in merito a tale importante limitazione, ma ha anzi utilizzato, sul sito aziendale, la denominazione ingannevole tutti i treni».I cinque milioni di multa sono un pizzico per chi fattura quasi nove miliardi. Ma rischiano di essere un bollino di scarsa trasparenza appiccicato al predellino di chi, l'anno prossimo, vuole far scalo in Borsa.
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