Seduta pesante per Atlantia e Gemina. Il progetto di fusione delle due società che fanno capo alla famiglia Benetton non ha «accontentato» le aspettative del mercato. E così il concessionario autostradale ha perso il 3,45%, a 12,3 euro, mentre l'operatore aeroportuale ha lasciato sul terreno il 6,09%, a 1,295 euro. Una circostanza singolare: Gemina, in base al concambio, avrebbe dovuto apprezzarsi del 2,6% circa e, invece, ha finito con il registrare un calo superiore a quello del partner. Come si spiega il fenomeno? In primo luogo, spiega un analista, «ci si attendeva un rapporto ancor più favorevole ad Atlantia». In particolare, le case d'affari, dopo aver inizialmente pensato a un 10:1 si erano indirizzate verso un 9,5:1. E invece basteranno 9 Gemina sia ordinarie che di risparmio per ottenere una nuova Atlantia. Il che significa che a quest'ultima viene, grosso modo, riconosciuta la capitalizzazione di mercato della chiusura di giovedì scorso (venerdì i titoli sono stati sospesi per tutta la seduta) e cioè poco meno di 8,5 miliardi di euro. Quei 12,75 euro di giovedì 7 marzo, però, sono inferiori alla maggioranza dei target price (il più basso è di 13 euro, il più «generoso» di 17 euro). In questo modo, sottolinea l'esperto, «non si valuta adeguatamente la liquidità di Atlantia». Altro elemento che ha influenzato gli operatori è la cautela evidenziata da Castellucci sull'outlook 2013 che risentirà della congiuntura e sarà peggiore del 2012. Gemina intanto ha incassato l'upgrade di Moody's da Ba2 a Baa3.
Ci sono, però, anche delle motivazioni «politiche», aggiunge un altro analista. La conference call dell'ad di Atlantia, Giovanni Castellucci, ha messo in evidenza solamente la forte disponibilità di Changi, l'alleato di Singapore degli Aeroporti di Roma, a restare socio in pianta stabile. «Credo che potrebbe diventare partner di Atlantia», ha confermato il manager. Nessun annuncio, invece, è venuto da soci «pesanti» come Mediobanca (2,5%), la famiglia Toti (2,5%) e Unicredit (0,7%).
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