L'Europa dell'auto annaspa. In giugno le vendite sono precipitate del 7,9% e il bilancio semestrale vede un -3,1%. Tutti negativi, il mese scorso, i cinque principali mercati: Francia -8,4%, Spagna -8,3%, Regno Unito -4,9%, Germania -4,7% e Italia -2,1%. Al di là del rebus Brexit e delle solite incertezze legate all'economia rimarcate dagli osservatori, più concretamente il mercato europeo soffre, come ben spiega Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor), «il decretato pensionamento anticipato del diesel, nonché l'assenza di una politica a livello continentale capace di accompagnare il settore e la mobilità verso l'obiettivo delle zero emissioni». L'auspicio è che il nuovo Europarlamento tenga in considerazione suggerimenti come quello arrivato da Mike Haves, ad della Society of motor manufacturers del Regno Unito: «Se si vuole vedere l'utilizzo diffuso di veicoli con alimentazione alternativa, parte essenziale di una transizione senza intoppi verso il trasporto a emissioni zero, c'è bisogno di incentivi a lungo termine a livello mondiale».
E mentre Acea, l'associazione europea dei costruttori, rivede al ribasso (-1%) le stime di vendita (poco oltre quota 15 milioni) del 2019 nel Vecchio continente, il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, immagina già ora un outlook del 2020 «pesantemente gravato dalle preoccupazioni per i target restrittivi sulle emissioni di CO2 che entreranno in vigore proprio l'anno prossimo, e per le gravose sanzioni comminate per il loro superamento». A questo punto si può parlare di vero allarme rosso. Il diesel, intanto, è in caduta libera: a giugno -22,5% in Italia, -33% in Spagna, -23% in Francia e -18% nel Regno Unito. Solo in Germania il mercato delle auto a gasolio è in crescita: +3%.
Sono positivi i dati relativi ai motori elettrificati, ma «la crescita è sempre molto lontana dal compensare i grandi investimenti affrontati dai costruttori per la loro messa a punto», puntualizza Quagliano.
Male il mercato e male anche Fca, che in giugno vede le vendite segnare un -13,5% (-9,5% da gennaio). Il gruppo patisce l'anno senza sostanziali novità e l'assenza in gamma, per il momento, di modelli ibridi ed elettrici. Tra i marchi, sale Jeep (+1,5% e +2%), mentre Alfa Romeo continua a lanciare Sos (-37,3% e -41,6%). Tra i big, solo Toyota Group ha il segno positivo in giugno: +2,2%.
Guardando a Piazza Affari (ieri Fca +0,07%), se martedì Goldman Sachs ha stroncato il Lingotto («sell» e prezzo obiettivo di 11,50 euro)), ieri Equita ha diramato un parere opposto sul titolo («buy» e prezzo obiettivo di 14,50 euro), escludendo però imminenti operazioni straordinarie all'orizzonte.
A chi deve credere il potenziale investitore?
Il ministro francese, Bruno Le Maire, dalle pagine del Corriere della Sera è intanto tornato sulle nozze sfumate tra Fca e Renault, ribadendo che la priorità per il Paese è sviluppare una strategia industriale per l'alleanza Renault-Nissan, e solamente dopo aver consolidato tale asse si potranno esaminare
sviluppi successivi. Il ministro ha quindi sottolineato che sul progetto di fusione proposto da Fca, «non è stato lo Stato francese che si è incagliato o che ha messo il veto; i fatti sono che Fca ha ritirato la sua offerta».
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