Alle banche italiane servono 21 miliardi di euro. Questa, secondo Mediobanca Securities, è la cifra necessaria agli istituti di credito del nostro Paese per portare il livello medio di copertura delle sofferenze (attualmente al 39% medio) agli standard europei (53%).
Certo, la situazione non è uguale per tutti: si va dal 43% di Intesa e Unicredit al 24% del Banco, passando per il 38% di Mps e il 25% di Ubi, ma è chiaro che questa particolare gestione dei non performing loans crei anche uno svantaggio competitivo nel momento in cui le banche italiane vengono confrontate dagli analisti con quelle degli altri Paesi. Per Mediobanca, che ha pubblicato lo studio proprio alla vigilia dei risultati annuali del settore bancario italiano (comincia oggi Intesa chiude venerdì Unicredit), ci sono diversi modi per attuare un percorso virtuoso.
Una prima soluzione, si legge nel documento, potrebbe essere quella di «stressare» il bilancio, ossia portare gli utili al livello minimo necessario per pagare i dividendi attesi e spostare tutto il resto sulla svalutazione delle sofferenze (124 miliardi il valore di quelle nette al 30 settembre) con l'unica discriminante rappresentata dal mantenimento di un Core Tier 1 al 9%, il requisito minimo di Basilea 3 (valore che può essere abbassato all'8% per gli istituti non di sistema come banche locali e Popolari di medie dimensioni). In quest'ottica Intesa e Unicredit hanno la forza finanziaria sufficiente per impiegare circa 8 miliardi e portarsi rispettivamente a una copertura del 59 e del 53%. Mps con 2 miliardi andrebbe al 46% e il Banco con 1,6 al 34 per cento.
Da oggi, ovviamente, si potrà comprendere quale sarà l'atteggiamento prevalente: Ca' de Sass farà da battistrada. C'è, però, un altro argomento da non sottovalutare: le banche italiane dispongono di una cospicua massa di «collaterali», cioè di asset a garanzia dei finanziamenti. Si tratta, per lo più di immobili, che se computati eleverebbero il tasso di copertura al 133% (98% la media Ue).
Ciò che penalizza gli istituti è il difficoltoso realizzo in caso di escussione: in Italia ci vogliono in media 7 anni per vendere un immobile recuperato da un credito in sofferenza (contro i 2 della media Ue, in Finlandia 2 mesi).
Un'altra strada, invece, sarebbe quella di creare una bad bank dove far confluire i crediti in sofferenza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.