La situazione dell'economia «è problematica, viviamo tempi difficili dove i prezzi potrebbero scendere e se scendono troppo, potremmo andare in deflazione con effetti sui debiti pubblici» elevati. Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso dell'intervento alle Giornate di economia «Marcello De Cecco» a Lanciano, ha sottolineato «la necessità di contrastare il rischio rilevante che il rallentamento economico e la bassa inflazione si traducano in un possibile riemergere della minaccia di deflazione». Il decremento dei prezzi al consumo, ha spiegato il governatore, non riflette solamente il livello sottozero dei tassi di interesse nominali, ma anche «una persistente debolezza di fondo dell'economia e una possibile risposta dei mercati al riemergere di rischi fisheriani di debt deflation». Una citazione dell'economista americano Irving Fisher che nel 1933 denunciò per primo l'avvitamento della crisi da deflazione in quanto aumenta il valore reale dei debiti, normalmente «erosi» dall'inflazione.
Ecco perché Visco ha lodato l'azione della Banca centrale europea guidata da Mario Draghi. Il pacchetto di misure della Bce è «necessario» e «appropriato per contrastare i rischi ciclici e la debolezza delle prospettive dei prezzi, in piena coerenza con le nostre decisioni precedenti». In queste situazioni, ha proseguito, «l'eccessiva prudenza è controproducente» perché «quando si esita a reagire tempestivamente ai rischi di un'inflazione troppo bassa, diviene poi necessario un intervento contro il rischio di deflazione più prolungato nel tempo e con maggiori rischi di effetti collaterali indesiderati».
Anche se il discorso del numero uno di Palazzo Koch era incentrato sull'area euro, non è mancato un riferimento alla politica economica italiana. «Nell'attuale fase i Paesi che dispongono di margini di intervento possono svolgere un'importante funzione di stabilizzazione; quelli con un debito pubblico elevato devono porre l'accento su una ricomposizione della spesa che privilegi le misure più in grado di sostenere la crescita, come gli investimenti pubblici e la riduzione del carico fiscale su imprese e lavoro». In buona sostanza, la Germania è chiamata a effettuare investimenti per non tenere il surplus commerciale tutto in casa propria, depauperando ulteriormente l'Eurozona. L'Italia, invece, è chiamata ad approvare una manovra diligente che tagli il cuneo fiscale e contenga la spesa pubblica.
Visco, infine, ha dedicato la parte finale del proprio intervento alla trasparenza della governance della Bce, in particolare alla modalità di pubblicazione delle minute del Consiglio direttivo.
Premettendo di essere favorevole alla disclosure dei voti all'interno del direttivo, il governatore ha evidenziato come sia «importante evitare il rischio che le posizioni dei singoli membri, anche per il modo estemporaneo in cui sono enunciate, possano essere interpretate come espressione di interessi nazionali». In questo modo, le intemerate del «falco» della Bundesbank, Jens Weidmann, potrebbero essere valutate senza retropensieri di natura «politica».
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