
Come dicevano gli antichi, il veleno è nella coda. Nel caso dello scudo anti-spread, sembra proprio così. Formidabile deterrente contro la speculazione, ha tuttavia un effetto collaterale non proprio irrilevante: comporta, per chi ne fa uso, dipendenza dal Fondo monetario internazionale. Ovvero, tanto per intenderci, il rischio di una cessione della sovranità nazionale. È la stessa Bce ad ammetterlo implicitamente nell'ultimo Bollettino mensile, dopo aver ricordato come il programma di acquisto di bond sovrani (in gergo Omt, Outright Monetary Transactions) abbia fugato i timori di «scenari nefasti» e portato a «riduzioni significative, superiori ai 100 punti base» degli spread di Italia e Spagna. Tutto vero. Peccato però che, quasi con nonchalance, l'Eurotower faccia sapere che il programma di assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà con lo spread (l'Omt, appunto), coinvolgerà l'Fmi e sarà interrotto «in caso di inosservanza del programma» e delle «condizioni rigorose» concordate. Di più il Bollettino non aggiunge. Ma è già abbastanza. Il coinvolgimento dell'organismo guidato da Christine Lagarde segna un netto cambio di rotta rispetto agli accordi presi nel corso del vertice europeo di fine giugno. E anche in tempi più recenti, nel meeting settembrino dello Studio Ambrosetti a Cernobbio, il premier Mario Monti aveva ribadito che l'ombra della troika Ue-Bce-Fmi non si sarebbe allungata sullo scudo.
A questo punto, sembra invece evidente che nel corso della battaglia combattuta contro la Bundesbank, fiera oppositrice del progetto Omt, Mario Draghi abbia dovuto fare qualche concessione ai tedeschi. La presenza del Fondo, noto per una certa tendenza all'invasività (giusto ieri la Lagarde spronava l'Europa «a fare di più e più in fretta» contro la crisi e si mostrava favorevole ad accordare alla Grecia due anni in più per risanare i conti), potrebbe tra l'altro spiegare la ragione per cui finora la Spagna ha tergiversato nella richiesta di soccorso finanziario, esponendosi al rischio di un downgrade del rating come poi successo con Standard&Poor's. La portavoce del governo Rajoy ha infatti spiegato ieri che nessuna decisione è stata ancora presa perché la Bce «ancora non ha concretizzato i meccanismi che utilizzerà per comprare il debito».
Sempre nel Bollettino, l'Eurotower si dice «pronta» a intervenire con lo shopping di bond. Ma definire senza opacità il ruolo del Fmi sarà fondamentale. Soprattutto se il coinvolgimento riguarderà anche il programma di assistenza light dei Paesi in difficoltà e se l'attivazione del meccanismo farà scattare la richiesta di misure aggiuntive (sia sotto il profilo finanziario, sia dal punto di visita delle riforme strutturali) che limiterebbero a quel punto la sovranità nazionale. Il fatto che la Bce precisi che la sospensione degli acquisti potrà avvenire «in caso di inosservanza di un programma» lascia intendere che lo scudo anti-spread non sarà un pasto gratis.
La Bce mette inoltre in guardia anche sulla disoccupazione, ricordando che tra il 2008 e il 2010 sono stati bruciati quattro milioni di posti. Una maggiore flessibilità salariale è la condizione essenziale per far ripartire le assunzioni, così come le riforme strutturali servono a sostenere la crescita.
Un altro pilastro per irrobustire l'assetto finanziario, nonchè uno dei «principi costitutivi» per un'autentica Unione economica e monetaria, è la vigilanza unica sulle banche affidata alla Bce. Bruxelles è d'accordo: la supervisione bancaria, spiega la bozza di conclusioni del prossimo vertice Ue, è «questione prioritaria» e il suo completamento legislativo deve avvenire «entro fine anno».