In Borsa, dopo una sospensione al ribasso, perde il 7,7%. Il tonfo in seguito al congelamento di 90 dei 750 milioni che i magistrati vogliono bloccare Impregilo tranquillizza, ma il titolo crolla I vertici incontrano la Consob, incarico a Mediobanca per s

da Milano

Curiosa coincidenza: mentre ieri il presidente e l’ad di Impregilo, Massimo Ponzellini e Alberto Rubegni, incontravano il presidente della Consob, Lamberto Cardia, in relazione al sequestro da 750 milioni disposto dai giudici di Napoli, a Mestre s’inaugurava il primo tratto del passante autostradale. Quasi un segno di due realtà: quella giudiziaria, con le sue viscosità, e quella industriale, indipendente e di successo. Proprio su questo i vertici del gruppo hanno rassicurato la Commissione: l’attività legata allo smaltimento rifiuti in Campania è marginale rispetto al complesso delle commesse per grandi opere del gruppo, ciascuna finanziariamente autonoma. Altro curioso paradosso: la stessa Intesa San Paolo, presso la quale venerdì sono stati sequestrati alcuni conti correnti di Impregilo, ieri ha emesso i bond a garanzia della costruzione di un impianto di dissalazione in Kuwait. Che il titolo in Borsa ieri precipitasse, molti se l’aspettavano: l’annuncio del congelamento di 90 milioni (75 a Impregilo, 15 alla controllata Fisia Italimpianti) è arrivata solo venerdì sera. Così la pressione è stata forte, tale da provocare anche una sospensione per eccesso di ribasso; in chiusura le perdite sono state nell’ordine del 7,7%.
Domenica si è riunito d’urgenza il cda di Impregilo, che ha deciso di farsi assistere in questa contingenza da Mediobanca; stamattina il presidente Ponzellini avrà un primo incontro a Piazzatta Cuccia. Il punto è questo: sequestrata la liquidità, sia Impregilo che Fibe hanno un’ordinaria amministrazione cui far fronte. Fibe e Fibe Campania, in particolare, hanno mille dipendenti che in luglio avevano già incassato lo stipendio, ma che per agosto, a questo punto, sono a rischio. I soci di controllo di Impregilo (Autostrade, Gavio, Ligresti) sono disponibili a sostenere il gruppo, sia con un aumento di capitale, sia tramite bond; l’ordine di grandezza può essere intorno ai 3-400 milioni. Mediobanca si avvarrà anche di uno studio legale perché il problema è quello di proteggere il gruppo dal sequestro di fondi necessari alla gestione.
Impregilo e le sue controllate rivendicano crediti per la costruzione del termovalorizzatore di Acerra (finora 250 milioni sui 330 complessivi), crediti Iva per 30 milioni, altri 70 milioni per l’attività di raccolta rifiuti svolta in Campania da febbraio a fine luglio. Dice Impregilo: si sequestrino prima i crediti, e non indiscriminatamente i liquidi delle società.
Anche se il gruppo tende a stemperare le preoccupazioni, la situazione è sicuramente seria. Un sequestro da 750 milioni, che sostanzialmente equivale al patrimonio del gruppo, senza adeguate misure provocherebbe automaticamente un default. Per questo sono al lavoro squadre di legali, di consulenti finanziari e di fini diplomazie.

Per esempio, al commissario per l’emergenza rifiuti si chiede di farsi carico del pagamento degli stipendi per il personale di Fibe. Altrimenti, si chiedono a Impregilo, chi si occuperà di porter via la spazzatura di Napoli?

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