Cairo: «Sono in Rcs per starci a lungo»

Intanto altri soci si defilano, l'editore di La7 si candida a punto di riferimento

L'azionariato di Rcs sembra aver trovato finalmente un centro di gravità permanente che di mestiere fa pure l'editore, unico nel parterre di soci del gruppo del Corriere della Sera. Urbano Cairo, che possiede il 4,6% del capitale della società assicura: «Le azioni Rcs le ho già acquistate, sto bene così. Sui mercati per tutti i titoli c'è stato un deprezzamento e anche Rizzoli ha pagato un prezzo. Non faccio i conti sul perdite perché quelli li fa chi vende. Io sono un investitore di lungo periodo, non di breve, e non ho mai fatto investimenti mordi e fuggi», ha detto ieri parlando a margine della presentazione del Premio Cairo per l'arte contemporanea. Insomma, mentre rimbalzano periodicamente le voci su un possibile passo indietro della famiglia Agnelli e vanno avanti le trattative sul debito con le banche creditrici per arrivare a un accordo entro marzo, la quota in mano a Cairo è rimasta, e rimarrà, stabile. Dopo le scosse telluriche sui listini della settimana scorsa, fra l'altro, ieri il titolo Rcs è volato del 10,2% a 0,48 euro segnando anche un nuovo massimo dell'anno a 65 centesimi. Il bilancio dell'ultimo mese resta comunque negativo (-26%). Venerdì il gruppo editoriale ha comunicato che la raccolta pubblicitaria di gennaio è stata migliore delle attese e in crescita del 5% sull'anno scorso mentre sulla situazione finanziaria è stato escluso il ricorso a un aumento di capitale. L'imprenditore torinese ha invece preferito rimandare il giudizio sul piano industriale presentato a dicembre da Rcs e sull'operato del nuovo amministratore delegato, Laura Cioli, perchè «credo sia giusto lasciare lavorare il management. Mi sembra che Cioli lavori in grande sintonia con il presidente, Maurizio Costa, e giudicheremo risultati dando loro un minimo di tempo. Certo il tempo non è mai troppo: io dico sempre che l'andamento dell'attività di un manager si vede dai suoi primi 100 giorni».

Sul fronte della Cairo Communications e dei risultati della raccolta pubblicitaria per questo inizio 2016 «I mesi di dicembre, gennaio e febbraio sono andati bene. Quindi sono tre mesi di fila buoni, ma questo non basta».CC

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