Quando parlo di Generali, mi viene subito in mente l'incomunicabilità: non solo perché Franz Kafka lavorò, come impiegato di concetto, proprio nell'agenzia di Praga del Leone di Trieste, ma anche per gli ultimi scontri al vertice della compagnia assicurativa e per le grandi manovre sul suo assetto azionario. Fibrillazioni di intensità crescente, con il titolo che vola in Borsa sulle ali di un possibile «show-down finale». Non è un caso che domani saranno ufficializzate le dimissioni del direttore generale Alberto Minali al termine di un lungo braccio di ferro con l'amministratore delegato del gruppo, il francese Philippe Donnet. Motivo dello scontro, l'ad è molto vicino al colosso transalpino Axa pronto ad aumentare la sua quota azionaria nella compagine di San Giusto. Non solo: con il «placet» di Mediobanca, Donnet è in stretto contatto con Intesa Sanpaolo e con un altro finanziere francese, Vincent Bollorè, che, da parte sua, sta pure tentando la scalata a Mediaset.
Tutti i nodi stanno, dunque, venendo al pettine e, come il Giornale aveva già anticipato nel novembre scorso, si preannuncia una battaglia a 360 gradi per le Generali anche perché neppure Banca Intesa starebbe, in questo caso, a guardare nelle grandi manovre triestine ma, come dice la parola stessa, punterebbe all'alleanza alternativa con la tedesca Allianz. Meglio Parigi o Monaco di Baviera? Sinceramente non lo so, ma, al di là dei possibili sviluppi, il fatto è che anche il più grande gruppo assicurativo italiano potrebbe finire in mani straniere. Il nostro sistema produttivo rischia davvero di essere colonizzato mentre, negli anni della «Milano da bere», succedeva il contrario: eravamo noi ad andare a caccia di aziende estere. Vorrei ricordare che nel 1987 il Leone ruggiva proprio a Parigi con l'assalto al gruppo Midi presieduto da Bernard Pagézy. Le Generali - che, hanno sempre avuto un debole con Oltralpe: basti pensare ad Antoine Bernheim, il delfino di Cuccia -,avviarono allora una vera e propria campagna di Francia. Il gruppo rastrellò in Borsa quasi il 15% delle azioni Midi con l'obiettivo di arrivare al controllo della società. La battaglia fu aspra, un vero Midi di fuoco, ma, alla fine, i francesi respinsero l'assalto degli «invasori» di Trieste andando a nozze proprio con Axa, quella stessa Axa che, come abbiamo visto, cercherebbe oggi di fare un sol boccone delle Generali.
Mi piacerebbe tanto, a questo punto, che il capitale italiano riuscisse, in qualche modo, a rintuzzare l'attacco al grido di «non passa lo straniero!». Di questi tempi, lo so, una difesa ad oltranza del made in Italy è considerata anacronistica da molti: siamo o non siamo in Europa? Ma, a parte il fatto che, sinceramente, non so in che razza di Europa stiamo vivendo, mi chiedo perché le imprese più significative debbano abdicare così facilmente, Sarò vecchio e sorpassato, ma la penso così.
Perché l'Europa viene invocata solo quando siamo noi ad annetterci gli altri e non viceversa? Siamo pronti a schiamazzare contro l'assalto di Trump, dipinto come un barbaro, ma, poi, facciamo finta di nulla con altre invasioni. Attenti ai galli di casa nostra.
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