«Cdp, una banca pubblica che solleva interrogativi»

Per la Corte dei Conti va chiarita la natura di un organismo dello Stato vigilato dallo stesso soggetto per cui opera

La trasformazione che negli ultimi anni ha interessato la Cdp diventata un «vero e proprio strumento di politica industriale» con interessi in tanti settori, desta gli interrogativi della Corte dei Conti, che non sa come «catalogarl» tra settore bancario e organismo pubblico. I dubbi dei magistrati contabili sono illustrati nella Relazione sul 2013, dove si evidenzia, numeri alla mano, il ruolo ormai mutato dell'istituto presieduto da Franco Bassanini.

Le risorse complessivamente mobilitate da Cdp dal 2009 a oggi per i diversi interventi di sostegno all'economia sono state pari a circa 56,7 miliardi, tra Fsi, finanziamenti a pmi e a export, a cui si aggiungono gli 8,4 miliardi a favore di enti pubblici e per le infrastrutture, senza contare il ruolo che «la Cassa è pronta a svolgere come pivot per favorire lo smobilizzo dei crediti delle imprese verso la P.A.». Insomma, sottolineano i magistrati contabili, «la crisi ha accelerato la trasformazione della Cdp da cassa semi-pubblica, custode del risparmio postale ed erogatrice dei mutui per gli enti locali, a vero e proprio strumento di politica industriale», che «senza far parte del bilancio pubblico può svolgere un ampio ventaglio di missioni al servizio del pubblico interesse».

La vecchia Cassa è cambiata e ormai svolge un «sostanziale doppio ruolo nell'ambito dei rapporti economico-finanziari fra il mondo imprenditoriale e il sistema pubblico d'impresa. Una diversità di ruoli accresciuta con il crescere delle dimensioni del gruppo e soprattutto a seguito della diversificazione del perimetro di operatività riconosciuto». Per la Corte dei Conti tutto ciò va guardato «positivamente», perché Cdp oggi «è sicuramente il punto di riferimento della maggior parte delle operazioni finanziarie dello Stato assicurando stabilità, affidabilità e liquidità in un circuito ai margini del perimetro p.a.

», tuttavia «non può che suscitare qualche interrogativo sulla reale configurazione da attribuirle»: va insomma collocata nel nell'ambito del sistema bancario e del credito o va ancora considerata un organismo pubblico? Il quesito non è solo di carattere «definitorio», visto che «si tratta di poter comprendere e forse chiarire i regimi applicabili e le relative responsabilità nei confronti di un soggetto che oggi spazia dal pubblico al privato, essendo allo stesso tempo soggetto alla vigilanza dello Stato e longa manus di molte delle sue operazioni finanziarie»: operazioni che, oltretutto, a volte hanno come destinatarie società che fanno parte del gruppo stesso.

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