Cdp, cassaforte d'Italia Utile oltre i 2,8 miliardi

Un 2012 ricco di soddisfazioni per Cassa depositi e prestiti e per i suoi vertici, il presidente Franco Bassanini e l'ad Giovanni Gorno Tempini, prevedibilmente riconfermati nel prossimo cda. L'utile netto della società pubblica controllata dal Tesoro è infatti di 2,85 miliardi, in aumento del 77% rispetto al 2011: un balzo che deriva, soprattutto, dal miglioramento del margine di interesse (+51%) grazie a un incremento del rendimento degli impieghi superiore al costo della raccolta, a cui si aggiunge la plusvalenza da 485milioni per la cessione di una tranche di azioni Eni.
Lo scorso anno, inoltre, la Cassa ha mobilitato sotto forma di finanziamenti e investimenti risorse complessive per oltre 22 miliardi (+35%), quasi l'1,5% del Pil italiano: è il massimo livello mai toccato da Cdp, che raggiunge così, con un anno di anticipo, gli obiettivi del piano triennale al 2013, dove si prevedeva l'immissione nell'economia di nuove risorse superiori a 40 miliardi, ora riviste a 50.
Numeri che confermano il peso crescente della «cassaforte» del risparmio postale nel sistema Paese, come dimostra anche l'impegno profuso - oltre 12 miliardi di euro -nell'acquisizione di partecipazioni in settori strategici: Cdp ha messo, così, in portafoglio il 30% circa di Snam e ha acquisito il controllo di Sace, Simest e Fintecna. Nel 2012 sono state effettuate importanti acquisizioni anche attraverso la controllata Fondo strategico italiano, che ha siglato una joint venture da 2 miliardi con la Qatar Holding per investire in aziende del made in Italy, senza dimenticare l'ingresso tra i partecipanti al capitale della Banca d'Italia.
Nettamente ridotti, invece, i finanziamenti agli enti pubblici, praticamente dimezzati - da 6,2 a 3,3 miliardi - a causa dei ben noti vincoli alla spesa pubblica.
Il bilancio sarà sottoposto il prossimo 17 aprile al vaglio dell'assemblea, cioè ministero del Tesoro e Fondazioni bancarie. Di queste, due - Cariverona e Caritortona - sono uscite dal capitale di Cdp e nessuna delle 63 Fondazioni rimaste nel capitale della Spa di via Goito ha esercitato la facoltà di conversione alla pari.

Dal prossimo primo aprile i soci privati avranno, quindi, il 15,85% del capitale ordinario (49 azioni ordinarie ogni 100 privilegiate possedute) dietro versamento al Tesoro di un conguaglio sui dividendi percepiti negli anni scorsi pari a 207,8 milioni.

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