Jean-Cyril Spinetta, tornato lo scorso anno al comando della «sua» Air France, ha riaffermato che Parigi non ha allo studio alcuna integrazione societaria con Alitalia. É la conferma che le priorità per il gruppo francese oggi sono altre (dopo un esercizio che è costato 809 milioni di perdite) e che una più stretta alleanza societaria con Roma è condizionata dai vincoli alla compravendita delle azioni, che spireranno nel 2013.
Da parte sua lAlitalia si trova a un importante snodo: tra qualche settimana Rocco Sabelli lascerà il suo posto al nuovo amministratore delegato, Andrea Ragnetti, che ha già assunto lincarico di direttore generale e si dice pronto a «una sfida tutta italiana». Manager internazionale accolto allunanimità dai soci della compagnia, ha avuto importanti esperienze nel mondo del marketing e spiega di aver accettato lincarico perché «mi piace il progetto di unazienda grande ben più dei suoi numeri». E nel primo incontro con il management, nel meeting di inizio anno con 300 dirigenti e quadri su risultati e prospettive, il nuovo dg chiama la squadra allazione: «Dobbiamo fare meglio degli altri. Resteremo concentrati sui costi e sulla generazione di cassa - osserva - ma vorrei poter reinvestire parte dei soldi che riusciamo a risparmiare o a trovare con fatica e creatività per ottenere la crescita che vogliamo». Al suo fianco, il presidente della compagnia, Roberto Colaninno, assicura: «Sarò presente accanto al nuovo ad in tutte le occasioni in cui sarà opportuno per lavorare insieme ai nuovi obiettivi». E aggiunge che dopo «tre anni di immenso sforzo per diventare unazienda normale e per uscire da una gestione straordinaria e di emergenza, è arrivato il momento di parlare di espansione, anche se la riduzione dei costi rimane la nostra priorità».
Se il fronte Air France sembra congelato, è legittimo che i 24 soci italiani si interroghino sul loro investimento (che finora non ha dato ritorni diretti) e sul futuro dei loro pacchetti. Così gli orizzonti della compagnia potrebbero spaziare altrove, specialmente verso Est. Ovvero, là dove il mercato cresce. Con Aeroflot, Ethiad o Air China esistono già varie gradazioni di rapporti commerciali di buona soddisfazione reciproca. Chi vigila sulle strategie corporate di Alitalia non esclude che domani, proprio con partner di questa tipologia, possa essere avviato qualche discorso societario: lItalia è mediana rispetto al Mediterraneo e questa, per compagnie del Medio o Estremo Oriente, è una caratteristica che può essere valorizzata sotto il profilo dei network. Nulla togliendo, almeno per ora, ad Air France: ma quando per i «patrioti» sarà il momento di monetizzare, sarà prudente avere aperte più strade.
Che Alitalia abbia bisogno di un partner «vero» è nei fatti. Il consolidamento del trasporto aereo continua, e le dimensioni della nostra compagnia ex monopolista sono sempre quelle: troppo piccola tra le grandi, troppo grande tra le piccole. In Europa i tre poli sono Air France-Klm, Lufthansa, British Airways-Iberia; o ci si aggrega qui, o si cerca altrove. E proprio il tema dimensionale sarà uno dei primi sul tavolo di Ragnetti, che trova già firmati i preliminari per lacquisto (carta contro carta) di Blue Panorama e Wind Jet. Ottenute le autorizzazioni antitrust, si tratterà di integrare i due nuovi marchi creando efficienza senza perdere mercato, razionalizzando lofferta senza scoprire il fianco ai concorrenti più aggressivi.
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