Confindustria Lombardia contro il governo

Lettera-appello ai parlamentari locali su plastic e sugar tax

Confindustria Lombardia contro il governo

Confindustria Lombardia muove contro la manovra tutta tasse appellandosi ai parlamentari eletti nella regione, senza distinzione di colore politico. Il presidente della confederazione territoriale nonché candidato alla successione di Vincenzo Boccia, ha inviato una lettera a deputati e senatori lombardi lamentando i dannosi effetti collaterali dei nuovi prelievi introdotti dal ddl Bilancio, in primis plastic tax, sugar tax e aumento dell'imponibile Irpef sulle auto aziendali. Un mix letale che potrebbe mettere a rischio oltre 60mila posti di lavoro.

L'imposta sugli imballaggi di plastica viene descritta come «una forma vessatoria di imposizione che avrà come unico effetto la cancellazione pressoché completa dell'intero settore di produzione, la perdita di oltre 50.000 posti di lavoro e l'aumento dei prezzi al consumatore». Oltretutto, ha ricordato Bonometti, le imprese pagano già 450 milioni di contributo ambientale al Conai che devolve 350 milioni ai Comuni per la raccolta differenziata della plastica. Opposizione decisa di Confindustria Lombardia anche alla sugar tax che «stando alle previsioni di Assobibe peserà sulle aziende che producono in Italia dal 15 al 20% del fatturato» determinando una contrazione fino al 20% delle vendite e «un forte rischio occupazionale per i circa 10mila dipendenti del settore». Bocciato anche l'aumento della tassazione sulle auto aziendali che, secondo le stime di Aniasa (associazione dell'industria dell'autonoleggio) porterà «già nel primo semestre 2020 un calo di almeno il 10% delle immatricolazioni uso noleggio lungo termine (circa 30mila unità)» con minori entrate per erario ed enti locali per 190 milioni che salgono a 260 milioni, considerando l'intero comparto.

La manovra nel complesso viene bollata come «la più restrittiva degli ultimi governi». Bonometti ha evidenziato il giudizio negativo delle aziende lombarde.

«Non si aiutano le imprese, non ci sono misure per stimolare lo sviluppo della nostra economia, aumenta il debito pubblico e si perde ulteriormente competitività», ha scritto rimarcando che «l'Italia deve tornare a essere una potenza industriale, ma ciò sarà possibile solo introducendo politiche per la competitività» che «considerino l'impresa un bene da tutelare» e non un limone da spremere fino alla fine.

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