Economia

Il crac Lehman non insegna: 30 banche imbottite di derivati

Le 30 banche più grandi del mondo hanno in pancia prodotti per 60mila miliardi di dollari. Cosa succederebbe se una scommessa al rialzo su miliardi di opzioni e futures dovesse infrangersi o se il rialzo dei tassi dovesse deprezzare gli asset in portafoglio?

Il crac Lehman non insegna: 30 banche imbottite di derivati

La Citic, la grande banca d’affari pubblica cinese, ha sovrastimato il proprio portafoglio in prodotti derivati. Uno scherzetto da 166 miliardi di dollari. Il ché dimostra che la crisi e il fallimento della Lehman Brothers non abbia insegnato nulla alla finanza mondiale. Un recente studio di S&P Capital Iq e Snl, riportato oggi dal Sole 24Ore, dimostra che le trenta banche più grandi del mondo hanno in pancia "attività complessive per una valore di quasi 60mila miliardi di dollari, una cifra difficile quasi da pronunciare e che vale il 76% dell’intero pil mondiale".

A guidare la classifica stilata dal report ci sono le grandi banche d'affari statunitensi che "totalizzano attività complessive per quasi 15mila miliardi, quasi il 90% del pil americano". Ma è la Cina a preoccupare maggiormente gli analisti di S&P Capital Iq e Snl: i primi quattro istituti (la Bank of China, la Agricultural Bank of China, la China Construction Bank e la Industrial and Commercial Bank) hanno da sole esposizioni totali per una somma che vale il 20% in più del pil cinese. Nel Vecchio Continente, poi, non siamo certo messi meglio. I sistemi bancari francesi e inglesi totalizzano insieme "oltre le tre volte la ricchezza lorda prodotta ogni anno dai due paesi". "Eppure dopo la crisi Lehman le banche in tutto il mondo hanno ridotto da un lato i loro attivi di bilancio e dall’altro rafforzato il capitale - fa notare Fabio Pavesi sul Sole 24Ore - tutto vero, ma i numeri in campo tuttora dicono che la grande finanza continua a sovrastare ampiamente le dinamiche della crescita economica e della ricchezza reale".

Questa situazione è figlia delle politiche monetarie delle banche centrali che hanno portato i tassi a zero inondando i mercati di liquidità e spingendo le banche di investimento a puntare su strumenti finanziari. Senza guardare al futuro. Perché, non appena i tassi torneranno alla normalità, potremmo trovarci nuovamenta davanti a una bolla. "Quella montagna di derivati che occupa in media la metà dei bilanci delle 30 big bancarie del mondo (almeno 30mila miliardi di dollari) ha trovato finora un’adeguata compensazione tra le stesse controparti bancarie di fatto minimizzando il rischio di maxi-perdite - spiega ancora Pavesi - ma questo in virtù delle massicce politiche ultra-accomodanti delle banche centrali mondiali che neutralizzano i rischi finanziari e fanno di fatto da paracadute per ogni evenienza". Un equilibrio che non è destinato a tenere ancora a lungo.

L'impianto potrebbe, infatti, crollare da un momento all'altro qualora dovesse fallire una scommessa al rialzo su miliardi di opzioni e futures o se il rialzo dei tassi dovesse deprezzare asset finanziari in portafoglio.

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