Rodolfo Parietti
Stangata da 60 miliardi di dollari alla Cina ed Europa salva. Per ora. Donald Trump scopre le carte sui dazi svelando che il vero, unico obiettivo è Pechino. Anche a costo di scatenare una guerra commerciale a colpi di continue ritorsioni. Uno scenario considerato avverso dalle Borse, ieri tutte in forte calo a cominciare da Wall Street (-3%, Dow Jones sotto i 24mila punti).
La Casa Bianca ha quindi messo in moto la macchina che rischia di far grippare gli ingranaggi del commercio mondiale. O almeno di quello fondato sui principi della globalizzazione e del libero scambio. Il tycoon scava una trincea in base a un principio che è poi un assioma elementare. «Se ci tassano, noi tassiamo loro. La parola chiave è reciprocità, a specchio», ha detto il presidente Usa. Pronto a ricordare prima come il laissez-faire commerciale sia costato «la perdita di 60mila imprese Usa in pochi anni e almeno 6 milioni di posti di lavoro» e poi a tirare in ballo gli squilibri commerciali nei confronti dell'ex Celeste Impero, con quel disavanzo di oltre 500 miliardi che «è il più ampio mai registrato da un Paese ed è fuori controllo. Abbiamo un tremendo problema di furti di proprietà intellettuale, centinaia di miliardi di dollari su base annuale». Prima di decidere l'introduzione di tariffe punitive, l'inquilino della Casa Bianca ha cercato di fare opera di moral suasion nei confronti del Dragone. Inutilmente, a quanto pare. La Cina è «un Paese amico, ci stanno aiutando molto in Corea del Nord e ho un enorme rispetto per il presidente Xi con cui ho parlato. Ho chiesto di ridurre immediatamente il disavanzo commerciale di 100 miliardi, è molto». Forse troppo. Una missione impossibile.
Trump ha ora ha affidato al rappresentante della sua amministrazione per il commercio, Robert E. Lighthizer, il compito di stilare una lista con 1.300 merci cinesi - dalle scarpe, all'abbigliamento e all'elettronica - che saranno colpite da un aumento dei dazi nei prossimi 15 giorni, mentre quelli su acciaio (25%) e alluminio (10%) entreranno in vigore già oggi. L'Europa, dopo la missione a Washington della commissaria al Commercio Cecilia Malmstroem, incassa invece una prima (parziale) vittoria ottenendo l'esenzione temporanea dalle misure al pari di Brazile, Corea del Sud, Argentina, Australia, Canada e Messico. Ma occorreranno altre trattative per ottenere la grazia definitiva. Trump ha stavolta evitato ogni accusa nei confronti della Germania, ma sembra avere ancora il dente un po' avvelenato. «Stiamo iniziando una trattativa con l'Unione Europea, che ha barriere: loro - ha spiegato - possono fare affari con noi ma noi non possiamo fare affari con loro, non è equo. Stiamo facendo ciò che doveva essere fatto tanti anni fa. Gli Usa sono stati oggetti di abuso da parte di tante altre nazioni che hanno tratto vantaggi. Faremo in modo che non accada più».
Adesso si aspetta la risposta della Cina. Che non sarà certo amichevole.
Il segretario al Commercio, Wilbur Ross, ha detto che «non ci sarà alcuna guerra commerciale», ma sui mercati la tensione è già alta. Wall Street si è accartocciata, tutte le Borse europee hanno perso ieri oltre l'1% (-1,8% Milano). E siamo solo alla prima puntata.
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